Che lo dica Dombrovskis non tranquillizza affatto: «La Commissione Europea è pronta ad agevolare per fare in modo che, alla fine, ci sia un accordo equilibrato» sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes del quale si sta da due giorni discutendo fuori e dentro la maggioranza. In merito, c’è almeno un dubbio da dissipare: il primo è se davvero il premier Giuseppe Conte, dopo l’approvazione dei ministri dell’Eurozona avvenuta nel giugno scorso, abbia poi accettato una versione diversa e meno favorevole all’Italia, come sostiene l’ex sottosegretario alla PcM leghista Giancarlo Giorgetti. Lo sapremo forse il 10 dicembre, data in cui Conte ha deciso di riferire al Parlamento in seguito alle pressioni dei partiti di opposizione e maggioranza. Forse un po’ tardi? Il Mes (o Esm European stability mechanism) è un meccanismo europeo permanente di stabilizzazione finanziaria, nato da un trattato internazionale tra Stati (2011), allo scopo di tamponare gli effetti devastanti delle crisi del debito sovrano nell’Eurozona. Già utilizzato da Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo, il suo intervento comporta pesanti contropartite per uno Stato. Come spiegato oggi sul quotidiano il Messaggero dal prof. Giulio Sapelli, «la prima grande anomalia» del meccanismo è che esercita attività bancaria – intervenendo in caso di crisi bancarie o di crisi di insolvenza dei debiti pubblici degli Stati, laddove non può farlo la Bce come prestatore di ultima istanza – acquistando in massa titoli di debito pubblico ma servendosi di «norme statutarie e di garanzia tipiche di un soggetto privato» o «”sovrano”». Perché? Il Mes è regolato dal diritto commerciale e bancario, perché l’Europa non ha una Costituzione ed proprio ricorrendo al diritto privato che regola i suoi rapporti. “Qualcuno” (Germania) già da anni vuole riformarlo in senso restrittivo, operazione fino ad oggi fermata dal Parlamento Ue. Ma come spiegato oggi dallo stesso Valdis Dombrovskis, la speranza è che ci sia «davvero un accordo in dicembre, come previsto nell’Eurogruppo e potenzialmente nell’Eurosummit». Quando cioè il 4 e il 13 si riuniranno rispettivamente l’Eurogruppo e il vertice dei capi di Stato e di Governo. Sotto l’attacco concentrico, prima della Lega, e poi del M5s, una difesa indiretta al governo è arrivata dall’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un’intervista al Messaggero – «Non c’è stata nessuna firma, tantomeno segreta. Il testo è disponibile sul sito della Commissione europea» – e dal premier Conte che, secondo fonti di governo citate dai media, ha fatto sapere che «punterà al rinvio» in Consiglio Ue a dicembre (dove serve il via libera unanime), in mancanza di una riforma complessiva del sistema bancario europeo. Ma c’è almeno un altro problema: la manovra finanziaria italiana, verso la quale la Commissione, pur più comprensiva rispetto al passato, oggi ha espresso «preoccupazione per quei piani di bilancio a rischio di non conformità» ovvero con livelli di debito alto e «non ridotti abbastanza velocemente». Con la riforma del Mes alcuni Stati, come l’Italia, potrebbero essere esclusi dalla protezione, perché con bilanci non in linea con le regole del Patto di Stabilità, oppure potrebbero finire  sotto il controllo del Mes nel caso chiedessero aiuto. Aiuto!