di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Le notizie drammatiche che giungono da Venezia e anche da altre parti del Paese, si pensi a Matera, non possono che preoccuparci e convincerci ulteriormente della necessità di intervenire al più presto per affrontare il problema del dissesto idrogeologico. Ha ragione Massimo Gramellini, nel suo editoriale di oggi intitolato “Il sovranismo della bellezza” pubblicato sul Corriere della Sera, su questo tema fondamentale dovremmo essere tutti uniti, indipendentemente dalle appartenenze ideologiche, e finalmente passare dalle parole ai fatti, al fine di salvaguardare innanzitutto la popolazione, mettendo in sicurezza territorio e centri abitati, e poi anche per proteggere il nostro inestimabile patrimonio, naturale e artistico, che è uno degli elementi fondanti della nostra identità culturale. Il Paese non può più attendere ed è necessario affrontare la situazione in modo pianificato e organizzato, onde evitare stati di emergenza costanti, che si verificano ogniqualvolta l’Italia è attraversata da perturbazioni intense, nella stagione invernale, come anche nei periodi di siccità estivi. Superare un immobilismo, un fatalismo inaccettabile in uno Stato moderno. Spesso si sentono enunciazioni, buoni propositi, promesse. Anche perché è evidente a tutti l’importanza del problema ed è, inoltre, palese il fatto che una messa in sicurezza sarebbe anche utile dal punto di vista economico, rilanciando il sistema produttivo e l’occupazione, impegnando molte imprese in un progetto complessivo di riqualificazione dell’ambiente e delle infrastrutture. Cosa si aspetta, allora? Questo dovrebbe essere il primo passo per un vero “green new deal”, non certo le misure prese finora, dalla tassa sulla plastica a quella sugli alimenti zuccherati. Occorre investire, utilizzare i fondi in modo trasparente e oculato e non lasciare risorse inutilizzate, come ha lamentato la stessa Corte dei Conti, che ha attestato il fatto che negli ultimi tre anni è stato speso solo il 20% dei fondi disponibili, già di per sé piuttosto esigui. Insomma, non c’è più tempo da perdere ed è arrivato il momento di dedicare tutto l’impegno possibile al risanamento di un territorio devastato da incuria e cementificazione selvaggia. Occorre un approccio organico, che parta da un costante monitoraggio del suolo, da cui derivi una conseguente pianificazione territoriale, che preveda il recupero degli immobili esistenti piuttosto che una continua espansione dell’urbanizzazione, che renda sistematica la manutenzione del territorio, anche realizzando opere di rimboschimento, mettendo in sicurezza le vie di comunicazione, ponendo la dovuta attenzione nei confronti dei siti di particolare importanza per la collettività, come scuole e ospedali, e, in caso di emergenza, prevedendo programmi strutturati di allertamento e messa in sicurezza della popolazione.