Il “dopo Ilva” è certo, anche se una una vera “ex Ilva” ancora non c’è mai stata, il quando e il come decisamente meno. Ciò che ci si aspetta al momento è una battaglia legale, più che un nuovo polo siderurgico. Nella lettera del presidente del Consiglio ai suoi ministri, pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica, Giuseppe Conte scrive «…in vista del prossimo Consiglio dei Ministri di giovedì 14 novembre, ti invito, nell’ambito delle competenze del tuo dicastero, ad elaborare e, ove fossi nella condizione, a presentare proposte, progetti, soluzioni normative o misure specifiche, sui quali avviare un primo scambio di idee». Si va verso l’apertura di un “Cantiere Taranto”, quindi di un progetto complessivo per un territorio che comprende in sé diverse criticità. Sempre più insistentemente si parla di nazionalizzazione, soprattutto tra i pentastellati e del ricorso alla “cassaforte” di Cassa Depositi e Prestiti per sostenere una nuova cordata, come se si potesse facilmente fare e come se non si rischiasse con l’Europa. Ma per realizzare un “Cantiere Taranto” o qualsiasi altro progetto sarebbe necessario un clima di collaborazione e di unità, che a quanto pare non c’è. Sono le agenzie di stampa, in particolare AdnKronos, a riportare oggi l’«alta tensione» stamattina a Palazzo Chigi tra il premier e la senatrice pugliese, Barbara Lezzi, durante la riunione sull’ex Ilva alla quale hanno preso parte i ministri Luigi Di Maio, Stafano Patuanelli e Federico D’Incà e i parlamentari tarantini del M5S, quando il presidente del Consiglio ha tentato di ragionare sulla possibilità di reinserire lo scudo penale, Lezzi, già ministra nel primo governo, ha risposto: «Non lo voterò mai, puoi scordartelo». Nel frattempo c’è chi si muove con maggiore scioltezza ed è Arcelor Mittal. Quest’ultima non solo, a fronte della precisa richiesta da parte del Governo di rispettare l’accordo e alle 48 ore di ultimatum , ieri, secondo quanto riportato dal quotidiano Libero, ha deciso di stoppare i rifornimenti di materie prime necessarie a portare avanti la produzione di acciaio. Nel frattempo, oltre alle minacce Tra Pd e Matteo Renzi a colpi di (eventuali) elezioni anticipate in assenza di una «visione comune», i legali di Arcelor Mittal hanno depositato all’iscrizione a ruolo in Tribunale a Milano l’atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all’acquisto, dell’ex Ilva.