La prima e, verosimilmente, l’unica tornata di audizioni parlamentari è servita ad evidenziare, ancora una volta, i limiti della manovra finanziaria. Una lunga carrellata di pareri che non ha sciolto i dubbi e che, anzi, finirà per alimentare le tensioni all’interno della stessa maggioranza. Fra i primi ad intervenire, i sindacati confederali. Le critiche della Ugl sono note da tempo, ma pure Cgil, Cisl e Uil, che avevano salutato con entusiasmo la nascita del Conte 2, ora appaiono decisamente più tiepidi, visto le rimostranze espresse da diverse federazioni di categoria. La legge di bilancio, per sua natura, si presta a molte considerazioni. Guardando, però, alla sola parte lavoro, le sigle sindacali non hanno potuto fare a meno di manifestare tutta la loro preoccupazione sulla pesante congiuntura economica e sulle sue ricadute in termini occupazionali. Da qui la richiesta pressante di rivedere la normativa sugli ammortizzatori sociali, garantendo una copertura finanziaria adeguata alle esigenze. Il Jobs act, a suo tempo, nel 2015 ha portato a conclusione un percorso iniziato con la legge Fornero del 2012. Quasi cinque anni di sperimentazione hanno mostrato la difficoltà di gestire gravi crisi con strumenti ordinari, poco utili davanti a vertenze come Alitalia, Ilva, Mercatone Uno, solo per citarne qualcuna.