Giorni di fuoco per M5s e Pd. E intanto i partiti del centrodestra crescono nei sondaggi

Settimana difficile per governo e maggioranza, che dopo la batosta rimediata in Umbria domenica scorsa non sono riusciti a nascondere tutte le difficoltà che stanno caratterizzando il momento, a partire proprio dalla convivenza forzata. Certo, si è provato anche a minimizzare quanto accaduto in Umbria, a far finta che il voto di domenica, seppur locale, non rifletta in qualche modo il malcontento generale che si registra nel paese, da nord a sud. Ma che qualcosa non vada è del tutto evidente e in fondo, questo, è stato ammesso dagli stessi protagonisti della “foto di Narni”. Tanto per cominciare, il leader del M5s, Luigi Di Maio, ha di fatto già chiuso qualsiasi ipotesi di alleanza con i dem in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Con l’Emilia Romagna – si voterà il 26 gennaio – che sembra essere diventata l’ultima chiamata per il Partito democratico e, in definitiva, per la maggioranza. Non solo. I continui dietrofront sulla manovra sono l’ennesima dimostrazione di  come le divisioni superino di gran lunga gli intenti condivisi. Dunque non stupiscono, specie nel Pd, le affermazioni di quanti ritengono essenziale cambiare passo – in termini strategici e di “cose da fare” –, unica via per garantire “lunga vita” all’esecutivo. In questo senso si sono espressi il segretario dem, Nicola Zingaretti, ma anche altri, quali Andrea Orlando in un’intervista all’HuffPost. Insomma: ci sono i mal di pancia e l’idea di staccare la spina al governo è, oggi, tutt’altro che remota al netto delle dichiarazioni apparentemente concilianti. Il punto, semmai, è capire quando e con quale pretesto, dato che tale maggioranza era nata “ufficialmente” per evitare il rialzo dell’Iva, ma nei fatti per contenere piuttosto l’avanzata della Lega, obiettivo che gli elettori non stanno premiando. E ora che il centrodestra si è ricompattato attorno ai recenti successi elettorali, la paura di perdere poltrone e – soprattutto – di non averne più in futuro cresce di giorno in giorno. E di “effetto Umbria” si può ancora parlare, a ben vedere, perché da un lato si può osservare la crescita nei sondaggi dei partiti usciti vittoriosi dalle regionali del 27 ottobre (Lega-FdI-FI) e dall’altro il calo di M5s e Pd, che hanno tentato l’impervia strada – già bocciata – della “strana alleanza”. La Lega oscilla tra il 33 e il 34% dei consensi, Fratelli d’Italia tra l’8 e il 9%. In generale, la coalizione di centrodestra è vicina al 50%. Se per Conte questo non è un avviso di sfratto…