di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Gli inglesi, che di democrazia parlamentare e rappresentativa se ne intendono, si apprestano ad andare a breve alle urne, sciogliendo le Camere anticipatamente per avere il parere chiarificatore e vincolante del popolo – sovrano – in merito all’ormai sempre più intricata vicenda Brexit. Le nuove elezioni sono previste per il prossimo 12 dicembre è l’obiettivo è quello di verificare, attraverso il voto ai partiti, la posizione della maggioranza dei cittadini britannici sull’uscita del Regno Unito dalla Ue. La richiesta di scioglimento delle Camere è partita dal governo conservatore e dal suo leader Boris Johnson, ma ha ottenuto alla fine il parere favorevole anche di buona parte delle opposizioni, compreso il sì del partito laburista di Jeremy Corbyn, ottenendo 438 voti a favore e 20 contro, quasi l’unanimità della Camera dei Comuni. La posta in gioco è alta, le maggioranze quanto mai traballanti, date anche le divisioni significative perfino all’interno degli stessi schieramenti. Quindi, unica soluzione sensata è sembrata quella di rivolgersi direttamente agli inglesi per un chiarimento, per capire se i cittadini, alla luce di tutto quanto già detto e già accaduto, intendano sostenere la Brexit intransigente di Johnson, dato comunque per favorito, o ripiegare su altre soluzioni più morbide, se non addirittura restare nell’Unione, anche attraverso la carta del referendum bis, che resta sempre sullo sfondo. Ognuno sosterrà apertamente le proprie tesi in campagna elettorale e che vinca il migliore. Del resto così dovrebbe essere, in democrazia. Da noi, invece, la musica è tutt’altra. Dal 4 marzo 2018 ad oggi la situazione politica italiana è cambiata in modo radicale, il peso attuale dei partiti in termini di consenso fra i cittadini è completamente diverso rispetto a quanto attestato con le ultime elezioni. Le cause sono molte: dal gradimento in crescita di Lega e FdI al crollo di consensi del M5S, all’incapacità del Pd di risalire la china. Fatto sta che tutte le elezioni recenti, dalle europee alle amministrative, dimostrano che l’attuale Parlamento non è più rappresentativo della volontà popolare. Nonostante questa evidenza, i partiti che da un nuovo voto risulterebbero con tutta probabilità perdenti si sono uniti fra loro e si sono arroccati nel Palazzo andando addirittura al governo insieme, in modo legittimo da un punto di vista formale, del tutto inopportunamente dal punto di vista sostanziale.