Come volevasi dimostrare, tutto il meccanismo posto in essere con il reddito di cittadinanza rischia di incepparsi sul versante del lavoro, anche se, oggettivamente, si può pensare ad una sorta di concorso di colpa fra ritardi del Ministero del lavoro e scarsa attenzione delle aziende, le quali continuano a non frequentare i centri per l’impiego. A distanza di sei mesi dall’avvio dell’operazione reddito di cittadinanza, mancano ancora dei passaggi fondamentali. Due, in particolare: la pagina dedicata all’incrocio fra domanda ed offerta di lavoro che dovrebbe essere gestita dall’Agenzia nazionale per le politiche attive e i modelli Inps per accedere ai benefici di legge riconosciuti al datore di lavoro che assume un beneficiario del reddito di cittadinanza. La conseguenza ad oggi è che una minima parte dei percettori del reddito (circa 100mila su una platea di almeno 700mila lavoratori) si è attivata caricando il proprio curriculum vitae, una percentuale peraltro superiore a quella di chi ha già sottoscritto il patto di servizio con i centri per l’impiego (70mila). Soprattutto, scarseggiano i posti di lavoro, visto che al momento le possibilità sono meno di 9mila, un numero assolutamente insufficiente.