di Eugenio Macrì Bellucci

La scorsa settimana l’UGL ha aperto le porte della sua confederazione al pubblico per presentare Al Tayar (La corrente), il nuovo romanzo di Mario Vattani, diplomatico e anche scrittore di ormai consolidata esperienza. La trama – che vede principalmente sullo sfondo l’Egitto, con le sue sabbie e le correnti del Nilo –  è stata lo spunto per una riflessione a tutto campo su uno dei temi più attuali, delicati e mai fin troppo sviscerati: quello dei flussi migratori che dal cuore dell’Africa, attraversando il deserto e il Mediterraneo, premono sulle nostre coste e sui nostri confini. Il Segretario Generale Francesco Paolo Capone, coadiuvato dal Segretario Nazionale dell’UGL Funzione Pubblica Alessandro Di Stefano, è stato l’anfitrione di una vera e propria tavola rotonda, nella quale l’autore si è potuto confrontare con il pubblico in sala e gli altri ospiti presenti.

Capone ha sottolineato l’estrema importanza di iniziative di questo genere, con le quali è possibile concretizzare un messaggio mediatico diverso, alternativo ma serio e approfondito, soprattutto su tematiche come quella dell’immigrazione, dominate dal coro uniforme del mainstream, grande ostacolo a una comprensione libera e serena di eventi profondamente complessi. Di Stefano prende invece le mosse dalla bellezza del libro e dalla tragicità del suo sfondo per focalizzarsi sull’attuale narrazione del fenomeno migratorio, edulcorata e atroce, che omette colpevolmente di considerare che «a casa nostra non c’è più possibilità di sviluppo».

Per Mario Vattani – che non ha mancato di ricordare il suo trascorso da tesserato dell’UGL – è stata quindi l’occasione per parlare di sé, della complessa identità culturale egiziana, del suo nuovo romanzo e delle non poche difficoltà che ha incontrato nella sua promozione, permeata dall’assenza di sostegno del mondo letterario, sordo anche alla risposta positiva da parte dei lettori. Per questi motivi emerge ancora di più la necessità di fare rete e «non muoversi soli», allargando il perimetro di discussione e di azione.

Tra gli altri intervenuti, il moderatore Pietro De Leo ha sottolineato come il libro sia «letteratura pura», in grado di fornire una lettura alternativa sull’immigrazione; il senatore leghista Manuel Vescovi ha ribadito la linea del suo partito, insistendo sulla necessità di non trascurare i nostri valori anche al fine di far «accettare le nostre regole»; Salvatore Santangelo ha lodato il libro, «capace di sfidare quel politicamente corretto che anestetizza la visione della complessità della realtà» e di svelare così l’illusione banalizzante del multiculturalismo; Emanuele Merlino – del centro studi di Fratelli d’Italia – ha invece evidenziato come il dibattito attuale sul tema sia purtroppo condizionato dalla «distruzione del senso di appartenenza», capace addirittura di annichilire qualsiasi quella fascinazione per il mondo arabo, già figlia di Ungaretti, D’Annunzio e Marinetti, traghettando addirittura la sensibilità comune sul versante opposto.