Da almeno trent’anni a questa parte, quella di ministro dell’istruzione sta diventando una delle attività più a rischio nel nostro Paese. Forse anche di trent’anni, se consideriamo che larga parte del movimento che poi porterà alla tragica stagione del terrorismo nasce proprio nelle aule di scuole ed università. Oggi, non siamo di certo ai livelli degli anni ’70 e dei primi anni ’80, ma non mancano di certo le tensioni nel personale amministrativo, tecnico e ausiliario, fra i docenti e nella dirigenza, anche a causa di qualche riforma frettolosa e a senso unico, tra le quali va sicuramente annoverata la cosiddetta Buona scuola renziana, di buono e positivo ha probabilmente soltanto il nome. Ora a finire sotto attacco è il nuovo ministro Lorenzo Fioramonti, il quale è chiamato a dare seguito alla promessa di stabilizzazione del personale precario. Il decreto legge, già passato in consiglio dei ministri, non è stato ancora pubblicato in gazzetta ufficiale, ma già monta la protesta dei circa 12mila insegnanti che hanno avuto un contratto annuale a partire da settembre, i quali potrebbero restare fuori dalle procedure di stabilizzazione. Protestano anche i docenti attualmente impiegati presso le scuole paritarie, anch’essi fuori dalle procedure, nonostante le scuole paritarie siano state equiparate alle pubbliche addirittura nel 2000. Si annunciano ricorsi, quindi, prima ancora di avere il testo di legge definitivo.