di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

Sarà che il mondo si fa sempre più piccolo, sarà pure che lo scontro fra globalisti e sovranisti supera i confini, infiamma tutte le nazioni occidentali e sembra senza esclusione di colpi, ma ultimamente gli intrighi internazionali, veri o presunti, sono all’ordine del giorno. Dopo le polemiche per la puntata di Report sul Russiagate di Savoini, dopo l’audizione del Premier Conte al Copasir, per riferire in merito agli incontri tra il ministro della Giustizia americano ed esponenti dei nostri servizi segreti, dopo le accuse di Papadopulos nei confronti dei dem europei e americani, tacciati di aver tramato con l’aiuto delle rispettive intelligence per screditare Trump inventando di sana pianta lo stesso Russiagate, oggi al centro delle polemiche c’è anche lo strano caso di Sandro Gozi. Un personaggio quantomeno singolare. Una fugace perlustrazione nel Fronte della Gioventù missino ai tempi dell’università e poi approda nell’Ulivo, ora Pd, dove fa carriera. Fino a diventare sottosegretario agli affari europei nei governi Renzi e Gentiloni. Alle scorse europee si candida, restando iscritto al Pd, con la formazione transalpina En Marche, risultando fra i cinque “francesi” che dovrebbero subentrare agli eurodeputati britannici in caso di Brexit. Successivamente nominato dal governo di Edouard Philippe come responsabile agli affari europei, la sua posizione suscita grande scandalo presso diverse forze politiche, come la Lega, ma soprattutto Fratelli d’Italia ed il “vecchio” M5S dei tempi che furono, che ne chiedono addirittura la revoca della cittadinanza, per le sue attività in favore di uno Stato estero, considerate quindi in contrasto con i doveri di fedeltà verso l’Italia. Mentre in Francia continua a governare coi macroniani, sul fronte italiano traghetta dal Pd a Italia Viva. Intervenuto sabato scorso alla Leopoda, senza tante perifrasi dichiara candidamente: “Italia Viva dovrà essere la migliore alleata di Macron”. Ma due Stati, evidentemente, non gli bastano, ed ecco che saltano fuori grazie a un’inchiesta di Le Monde e del Times of Malta altre consulenze, stavolta in favore del premier maltese Joseph Muscat. Un insolito percorso, quello di Gozi, italiano al servizio delle Capitali, Parigi e La Valletta, che negli ultimi tempi più hanno avuto scontri con Roma. Comunque, Gozi si difende, parla di “attacchi strumentali” e dice di aver svolto ogni incarico in modo indipendente e non sovrapponendo le consulenze negli stessi periodi. Ma i cugini d’Oltralpe, di destra o di sinistra comunque senz’altro più “sovranisti” di noi, non convinti, senza perdere altro tempo ottengono le sue dimissioni dall’incarico nel governo francese.

Chi sì e chi no

Quando da parte sovranista erano state sollevate rimostranze sull’operato di Sandro Gozi, subito era partita una levata di scudi da parte del solito mainstream, che considerava le consulenze e gli incarichi cosa normalissima e, al contrario, “provinciale” avere dei dubbi in proposito. Ora è legittimo chiedersi se sarà considerate nello stesso modo anche le reazioni dell’opinione pubblica e della politica francese, che hanno di fatto imposto a Gozi le immediate dimissioni dall’incarico di governo dopo l’uscita della notizia delle consulenze in favore di La Valletta.