di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

L’impegno dell’Ugl sul fronte della sicurezza sul lavoro è noto, da anni ormai portiamo avanti la campagna itinerante “lavorare per vivere” con le sagome, ormai riconoscibili da tutti, installate nelle piazze di ogni parte d’Italia a rappresentare l’altissimo numero di morti bianche che si contano ogni anno nel nostro Paese. Anche le nostre proposte sono chiare: leggi adeguate, sanzioni severe – e su questi aspetti già l’Italia ha una buona normativa – e, soprattutto, controlli più capillari e diffusi, anche grazie ad un sistema di ispezione che possa contare su un numero di addetti più corposo e su un’organizzazione più coordinata. E poi formazione, per tutti. Le categorie più a rischio: i lavoratori più in là con gli anni, perché, checché ne dicano la Fornero e i suoi estimatori, non basta che aumenti l’aspettativa di vita generale per far sì che un ultrasessantenne abbia la stessa prontezza di riflessi di un quarantenne. E poi i flessibili, che cambiano frequentemente lavoro ed hanno quindi minore dimestichezza con le attrezzature da utilizzare e spesso sono addetti ai compiti più gravosi, che eseguono con caparbietà nella speranza di essere assunti a tempo indeterminato. I settori più colpiti spaziano dall’edilizia all’agricoltura, dai trasporti al manifatturiero. Questo il quadro della situazione, in attesa che l’annunciato piano straordinario su salute e sicurezza sul lavoro promesso dal governo inizi a concretizzarsi. Fra le nostre battaglie ce n’è una sulla quale insistiamo in modo particolare. L’introduzione dell’insegnamento della materia della salute e sicurezza sul lavoro nelle scuole superiori. Spesso si parla, a volte a sproposito, di “cultura”. In questo caso, invece, il problema è realmente ed essenzialmente di tipo culturale. Certo, esistono alcuni imprenditori che disattendono alle norme sulla sicurezza in modo intenzionale e per fini di lucro, purtroppo, e vanno adeguatamente perseguiti. Ma pensare che la questione sia solo questa significa avere una scarsa dimestichezza con le problematiche reali del mondo del lavoro. Capita, ed è molto frequente, che le procedure a tutela della salute e della sicurezza siano disattese per semplice noncuranza, per “fare prima”, nella convinzione che si tratti solo di inutili fronzoli, da seguire essenzialmente solo onde evitare multe e seccature. Dobbiamo far capire a tutti che non è così. Che a volte rispettare o non rispettare una normativa di sicurezza significa scegliere tra la vita e la morte, per sé e per i propri colleghi o dipendenti. E per far sì che questa consapevolezza diventi parte dell’immaginario collettivo dobbiamo partire dalle scuole, tutte, dagli istituti tecnici ai licei, insegnando a coloro che entro breve saranno la prossima generazione di lavoratori e imprenditori l’importanza basilare della salute e della sicurezza sul lavoro.