di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

Uno dei mali della politica italiana è quello di non saper accettare le buone idee quando provengono dalla parte politica avversa, in un arroccamento “ideologico” che alla fine danneggia soprattutto il popolo italiano. Ad esempio la neo-maggioranza, nel tentativo di rinsaldare la sua fragile e litigiosa unione, non fa altro che cancellare quanto fatto dall’esecutivo precedente. Adesso a finire sotto attacco è Quota 100, una delle riforme più significative introdotte dal “governo del cambiamento”, che ha permesso ai lavoratori con più di 62 anni e 38 di contributi di scegliere se andare in pensione qualche anno prima rispetto ai 67 anni necessari. Una misura apprezzata da moltissimi pensionandi che per varie ragioni intendevano ritirarsi il prima possibile dal lavoro, che permette di restare in attività a chi invece desidera farlo, che non ha creato particolare disagio alle casse dello Stato e che ha liberato posti di lavoro per i giovani consentendo un maggiore ricambio generazionale. Perché abolirla? Non sorprende l’atteggiamento di Italia Viva di Renzi, da sempre fan della Fornero e delle sue teorie antisociali, che ne chiede «l’abolizione totale» per bocca di Luigi Marattin. Il Pd, nell’ennesimo tentativo di tenere il piede in due staffe, fra nostalgia della socialdemocrazia e abbraccio al neoliberismo, propone una via di mezzo, una rimodulazione, in parole povere una riduzione delle finestre per l’uscita dal lavoro. L’atteggiamento più incomprensibile, e non è la prima volta, è, però, quello del M5S. Fino a poco tempo fa i grillini erano convinti sostenitori della riforma pensionistica fortemente voluta dalla Lega, una delle misure bandiera del loro primo governo, assieme a RdC, blocco dell’immigrazione clandestina, legittima difesa e spazzacorrotti. Ora, però, non c’è più niente di certo: a parole Di Maio e la Catalfo si dicono categorici nella difesa di Quota 100, ma ormai la loro credibilità è piuttosto esigua e nuovo “capo politico” pentastellato, con la benedizione di Grillo, sembra piuttosto essere il Premier, il Conte 2 la cui principale missione – un po’ pirandelliana – sembra essere quella di smentire il Conte 1 e che infatti parla di «possibili modifiche». Non nascondiamo la nostra preoccupazione: nella furia di rinnegare quanto fatto dal governo precedente, nella foga “antisalviniana” che è il vero motore dell’esecutivo in carica, temiamo per la sorte di Quota 100 e quindi per quella di tutti gli interessati, sia i lavoratori più in là con gli anni che vorrebbero usufruirne per andare in pensione, sia i giovani che potrebbero avvalersi di maggiori possibilità di trovare lavoro. Faremo la nostra parte affinché nessuno tocchi Quota 100, sperando che per una volta prevalga il senso di responsabilità e non la voglia di smantellare ad ogni costo qualcosa di buono solo perché fatto “dagli altri”.