di Francesco Paolo Capone

Segretario Generale Ugl

L’industria aeronautica anglo-franco-tedesca è in guerra commerciale con quella statunitense e, di conseguenza, vengono tassate le eccellenze dell’agroalimentare italiano: parmigiano, pecorino e prosciutto. La faccenda, paradossale, potrebbe riassumersi così. Il Wto ha recentemente stabilito che i sussidi erogati ad Airbus, paragonabili ad aiuti di Stato, hanno causato un danno alla concorrente americana Boeing e per questo ha autorizzato gli Stati Uniti ad imporre dazi per un ammontare equivalente alle perdite causate al loro colosso dell’aviazione, stimate in 7,5 miliardi di dollari. L’amministrazione americana ha quindi previsto dei pedaggi del 25% sulle merci europee, che scatteranno, salvo si riesca nel frattempo a trovare una mediazione, a partire dal prossimo 18 ottobre. I dazi, però, non riguarderanno solo, come sarebbe stato logico presupporre, il settore aeronautico. Tantomeno saranno riservati solo ai beni provenienti dagli Stati europei facenti parte del consorzio Airbus, ovvero Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Oltre alle merci del settore manifatturiero e tessile degli Stati del consorzio, che avranno tasse di ingresso più alte, saranno colpiti anche altri comparti, in particolare l’agroalimentare di tutti i Paesi Ue, Italia compresa. Data l’importanza e la qualità del nostri prodotti, conosciuti, apprezzati e quindi acquistati in tutto il mondo, Usa inclusi, ben si comprende l’impatto particolare di questa misura sulla nostra economia. In sintesi, dopo Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, in base alle stime degli analisti economici, i più colpiti saremo proprio noi, che non abbiamo interessi nello scontro tra Airbus e Boeing. Ora, per il bene dei nostri produttori e lavoratori del settore agroalimentare, ci auguriamo che politica e diplomazia riescano a trovare una soluzione e che, come ha auspicato lo stesso Mattarella, “l’applicazione delle misure non venga mai attuata”. Anche perché a breve sempre il Wto dovrebbe esprimersi sul lato opposto: ossia gli aiuti di Stato Usa a Boeing dando il via quindi a possibili contro dazi europei. Questa vicenda ci invita ad alcune riflessioni. Innanzitutto il nostro Paese, per l’ennesima volta, non solo non viene salvaguardato dall’Ue, ma anzi risulta essere danneggiato da politiche economiche contrarie ai nostri interessi nazionali. In secondo luogo, dato che degli eventuali dazi si gioverebbero le aziende agroalimentari non europee e soprattutto quelle “italian sounding”, che fanno concorrenza sleale ai nostri prodotti tipici ammiccando all’italianità pur producendo altrove, di nuovo si pone il problema, non adeguatamente affrontato neanche dallo stesso Wto, delle contraffazioni e delle imitazioni che danneggiano la correttezza del commercio internazionale. Occorre quindi sostenere, in Europa come negli Usa, le ragioni del “Made in Italy”.