L’indicatore che anticipa l’andamento dell’economia per i prossimi mesi «ha mantenuto un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi». A sottolinearlo è stato l’Istat nell’ultima nota mensile. Tanti sono i fattori che influenzano negativamente l’andamento del commercio mondiale. Nel comunicato l’Istat ne individua diversi: i dazi imposti dagli Stati Uniti «e le misure compensative attivate dai Paesi coinvolti, i fattori geopolitici destabilizzanti – in particolare: Brexit, crisi politica in Argentina e Venezuela, ndr – e il rallentamento dell’economia cinese». A confermarlo sono i dati del Central Planning Bureau, citati dall’Istat, «nel 2019, la crescita degli scambi internazionali di merci in volume acquisita fino a luglio è stata negativa (-0,2%), in forte peggioramento rispetto a quella corrispondente dell’anno precedente (+3,6%)». Qualche nota positiva c’è: «nel primo semestre, i miglioramenti del mercato del lavoro si sono riflessi sull’andamento favorevole del reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici, traducendosi in un aumento del potere d’acquisto e della propensione al risparmio». Quali sono le prospettive per il futuro? A settembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori e quello composito per le imprese hanno fornito indicazioni diverse: in lieve aumento la prima – a sintesi di un deterioramento del clima economico e di un miglioramento della valutazione delle prospettive future – in peggioramento la seconda: male i giudizi sugli ordini e quelli delle attese sulla produzione.