L’allora premier Matteo Renzi aveva promesso che, con la Buona scuola, sarebbe miracolosamente sparito il fenomeno del precariato nell’istruzione. Ed invece, a distanza di un quinquennio, il Paese continua a trovarsi alle prese con migliaia di insegnanti da stabilizzare e tanti supplenti nelle aule. Per 24mila di questi, la stabilizzazione dovrebbe arrivare grazie ad un concorso ad hoc, che, a conti fatti, potrebbe essere più abbordabile rispetto a quanto preventivato. L’accordo appena sottoscritto al ministero dell’istruzione, università e ricerca dalle organizzazioni sindacali, che dovrà comunque essere tradotto in un decreto legge urgente, prevede, infatti, la stabilizzazione attraverso un concorso con una prova scritta a risposte a multiple, un anno di prova in cattedra ed un esame finale nel quale si chiederà al candidato di simulare una lezione d’aula. Un percorso, riservato a chi ha alle spalle almeno tre anni d’insegnamento, che porterà all’assunzione di 24mila docenti su una platea di circa 55mila unità. Per chi resterà fuori, è prevista una sorta di salvagente: conseguendo una votazione di almeno sette decimi, potrà ottenere l’abilitazione all’insegnamento dopo un anno di insegnamento ed un corso universitario a spese dello Stato. Al termine del percorso, i docenti così selezionati e formati entreranno nella cosiddetta seconda fascia, senza però avere la certezza di quando potranno diventare di ruolo.