di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Mentre i vari Conte, Di Maio, Zingaretti e Renzi si affrettano a minimizzare, smentire e dichiarare che l’intenzione del nuovo governo è quella di non aumentare, ma diminuire le tasse – del resto è quello che si dice sempre – continuano a rimbalzare anticipazioni e supposizioni attorno ai nuovi balzelli che l’Esecutivo sarebbe intenzionato ad introdurre per fare cassa. La “tassa sulle merendine” di Fioramonti, oggetto di inevitabili ironie. La versione italiana della “Greta Tax” sui voli aerei, che già era stata al centro delle polemiche in Francia, a testimonianza della portentosa giravolta del M5S, trasformatosi in pochi giorni da interlocutore dei Gilet Gialli in partito dei Macroniani de’ noantri”. Infine l’ipotesi più odiata e temuta dagli italiani, quella di tassare chi preleva i – propri – soldi col bancomat. Gli esponenti “giallorossi” provano a gettare acqua sul fuoco, dicendo che piuttosto che tassare l’uso del contante si proverà a incentivare l’utilizzo della moneta elettronica – sarebbe ben altra cosa e molto più sensata, quindi ci auguriamo sia vero – mentre a proposito di dolciumi e viaggi aerei la possibilità di maggiori prelievi è più concreta e si prova a giustificarla promettendo aumenti agli insegnanti e parlando di “sostenibilità ecologica e alimentare”. Al di là dei singoli casi, si nota, comunque, un vistoso cambio di paradigma rispetto a quanto prospettato dall’Esecutivo precedente in materia fiscale. Insomma, sembra per il momento archiviata – purtroppo – la possibilità di provare a far ripartire l’economia attraverso uno shock fiscale, quello che si sarebbe dato con la flat tax, volto a spingere i consumi interni. Era stato, questo, uno dei segnali di discontinuità rispetto al passato del cosiddetto “governo del cambiamento”. Un’idea, per una volta, forte e destinata ad un notevole impatto, con buone possibilità di riuscita. Dato che, non dimentichiamolo, il nostro è un Paese attualmente caratterizzato da un’altissima pressione fiscale accompagnata da un’altrettanto alta evasione, con pochi consumi interni e bassa occupazione dato che molte aziende – specie piccole e medie –  sono costrette a una politica di mera sopravvivenza se non a chiudere i battenti, impossibilitate a resistere alla concorrenza, ad esempio, delle pochissimo tassate aziende dell’e-commerce, come Amazon. Lo shock fiscale sarebbe stato un tentativo ardito di cambiare tutto e provare risollevare il Paese, alle prese da troppi anni con una crisi economicamente e socialmente estenuante. Quelle di cui si parla oggi – in attesa di sapere se si farà e in cosa consisterà l’annunciato taglio del cuneo fiscale – invece, non sembrano altro che le solite misure tampone a danno del ceto medio, destinate a “raschiare il fondo del barile” senza riuscire a invertire la tendenza e a creare sviluppo.