di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

L’Italia, volente o nolente, non può allontanarsi dal suo centro di gravità permanente. Si parla, naturalmente, del centro politico e non certo del punto di equilibrio spirituale cantato a suo tempo da Battiato. In Parlamento, infatti, dopo il ribaltone per la creazione del governo Pd-M5S, c’è grande fermento ed è partita un’affollatissima corsa al centro. I pentastellati hanno messo l’abito buono, i dem più moderati hanno abbandonato la nave del Pd per approdare alla formazione renziana e non è detto che non si verifichino altre metamorfosi ed altre scissioni. L’obiettivo dell’operazione è piuttosto chiaro: archiviare la stagione dei toni alti e delle invettive per sostituirla con una nuova, fondata sul garbo e le buone maniere. Fin qui tutto bene, chi potrebbe non essere d’accordo? Purché però non si tratti di un sottile guanto di velluto a coprire il pugno di ferro di un ritorno alle politiche antisociali del passato. È presto per dirlo: dal punto di vista programmatico il nuovo centro – che sia il M5S di Conte, Italia Viva di Renzi o cos’altro ancora – ha idee piuttosto confuse. Per dirne una, si vogliono cancellare Quota cento e il RdC oppure no? Il modello è il Decreto Dignità, che pure sta dando i primi frutti, o il Jobs Act? Stesso discorso vale per altre importanti questioni, dal tema migratorio a quello fiscale. L’impressione è che, sotto il mantello rassicurante delle buone maniere, si voglia compiere un’inversione di rotta: tornare al passato ed archiviare le politiche “del cambiamento”, che erano state avviate dal governo precedente, in un’opera di normalizzazione. Eppure sembra palese che gli italiani desiderino ben altro. Tutti i leader e le formazioni politiche che negli ultimi anni hanno riscosso maggiore successo lo hanno fatto spingendo sul tasto della “rivoluzione” e non certo su quello della “conservazione”. Renzi divenne segretario del Pd e vinse le europee del 2014 quando si presentava come “rottamatore”. Così  i pentastellati, che dalle piazze del V-day all’approdo alle Camere, parlavano di cambiare tutto e aprire le Istituzioni come “una scatoletta di tonno”. Salvini è riuscito a trasformare la Lega da piccolo partito del Nord in una formazione nazionale che è arrivata a sfiorare il 40% dei consensi tramite linguaggio energico e proposte radicali. Anche Zingaretti ultimamente ha recuperato qualche voto al Pd spostandosi, anche se leggermente, a sinistra. Insomma i risultati elettorali premiano i risoluti, i massimalisti, nei modi e soprattutto nelle proposte politiche. Gli italiani sembrano volere tutto tranne che un “Monti – bis” fatto di garbo e liberismo, seppure annacquato con qualche bonus per rabbonire i cittadini, ma, nonostante questa evidenza, in Parlamento continua imperterrita, indifferente ai desideri del Paese reale, la corsa al centro.