Dopo il marcato aumento di giugno, a luglio l’Istat ha registrato un calo congiunturale delle vendite al dettaglio dello 0,5% in valore e dello 0,7% in termini di volumi. Una flessione, spiega l’Istituto nazionale di statistica, causato sia dalle vendite di beni alimentari (-01,% in valore e -0,5% in volume) che da quelle non alimentari (-0,7% sia in valore che in volume). Un calo, quello delle vendite italiane, che osservando le recenti rilevazioni dell’Eurostat, risulta in linea, anzi leggermente inferiore, rispetto alla media dell’Eurozona, dove su base mensile si è registrato un -0,6%. Meglio dell’Eurozona (dove si è registrato un +2,2%) anche il confronto tendenziale: rispetto ad un anno fa le vendite al dettaglio del nostro Paese risultano in crescita del 2,6% in valore e del 2,8% in volume. In questo caso il risultato è stato influenzato positivamente sia dalle vendite di beni alimentari (+3,2% in valore e +2,4% in volume), sia da quelle dei beni non alimentari (+2,1% in valore e +3,1% in volume). Dall’analisi sulle diverse forme distributive si può notare come l’aumento tendenziale abbia interessato sia la grande distribuzione (+3,3%), che le imprese operanti su piccole superfici (+0,9%), con il commercio elettronico che continua la sua cavalcata a doppia cifra (+23,2%). Per quanto riguarda invece tipologie d’esercizio e le classi di addetti, l’Istituto mostra aumenti sia per gli esercizi non specializzati (+2,9%) che per quelli specializzati (+4,2%) e per tutte le dimensioni aziendali considerati: +0,9% per quelle fino a cinque addetti, +1% per quelle da 6 a 49 addetti e +4,3% per quelle con almeno 50 addetti.