Dalla Germania continuano a giungere segnali economici negativi. Dopo la contrazione dello 0,1% registrata nel secondo trimestre dal Pil e dopo l’allarme lanciato dalla Bundesbank riguardo una nuova diminuzione nel terzo, negli ultimi giorni sono arrivati altri segnali preoccupanti, soprattutto dall’industria. Il 2 settembre, per esempio, IHS Markit ha evidenziato come l’attività manifatturiera tedesca sia ancora in contrazione, mentre oggi – a confermare la fase di debolezza del settore – è arrivata una nuova doccia gelata dagli ordinativi all’industria. A luglio, infatti, l’istituto federale di statistica (Destatis) ha registrato un calo degli ordini manifatturieri del 2,2% rispetto a giugno – un dato peggiore delle attese, che indicavano un -1,4% – e un crollo del 5,6% rispetto al luglio dello scorso anno. Le rilevazioni di IHS Markit sono invece relative al mese di agosto e, come spiega nel commento ai dati il Chief Business Economist della società londinese Chris Williamson, mostrano che «la Germania sta soffrendo la contrazione maggiore» rispetto alle altre principali economie europee» «in parte dovuta al crollo della domanda globale per automobili e macchinare» (in tal senso va ricordato che l’export tedesco a giungo è crollato dell’8%). Rispetto alla Spagna, alla Francia, all’Italia, ma anche alla Grecia, la locomotiva d’Europa registra infatti il PMI manifatturiero più basso, con l’indice che ad agosto si è attestato a 43.2 punti. Anche i consumi interni mostrano segnali di debolezza: ieri l’Eurostat ha diffuso i dati sulle vendite al dettaglio di luglio dell’Eurozona, e quelle della Germania mostrano una flessione congiunturale del 2,2%, contro il -0,6% medio dell’area.