di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Al netto di ogni considerazione politica sulla formazione, ormai imminente, del governo Conte 2, da un punto di vista sindacale occorre ora concentrarsi sulle proposte annunciate dal nuovo esecutivo, per comprendere cosa intenda fare il duo Pd-M5S, in particolare nell’ambito del mondo del lavoro. Ancora non sappiamo con certezza con chi dovremo confrontarci, chi occuperà lo scranno più alto nel ministero del Lavoro, ma la lista dei nuovi ministri dovrebbe essere consegnata a breve da Conte a Mattarella. Per quanto riguarda il da farsi, possiamo basarci sui punti programmatici finora concordati e resi pubblici. L’intenzione dichiarata è quella di intervenire sul famoso “cuneo fiscale” che molto pesa sulle tasche di dipendenti e datori di lavoro, rendendo meno conveniente fare impresa in Italia. Anche l’Ugl lo chiede da tempo. Non è ancora chiaro, però, in cosa si tradurrà concretamente questa “buona intenzione”. Con tutta probabilità non dovrebbe trattarsi che di una riedizione del bonus per eccellenza dell’era renziana, gli 80 euro, con un ampliamento della platea dei beneficiari, consentita anche dal nuovo atteggiamento più amichevole dell’Europa. A suo tempo la Ue chiese in cambio all’Italia di assumersi pressoché da sola i pesanti oneri della gestione degli sbarchi di migranti. Insomma il gioco, almeno per gli italiani, non valse la candela, tutt’altro. Vedremo cosa accadrà ora. Altro punto è il salario minimo legale, ma anche qui, passando dalle enunciazioni alla concretezza, non è stato stabilito se si propenderà per i 9 euro lordi l’ora per tutti come chiedono i 5 Stelle, proposta che rischia di essere non solo non migliorativa, ma addirittura peggiorativa rispetto alle condizioni attuali dei lavoratori dipendenti, o se si cercherà un aggancio con la contrattazione collettiva come chiede il Pd. Nell’elenco dei punti programmatici, il nuovo governo si ripropone di realizzare un piano strategico per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali e ci auguriamo vivamente che questo proposito si traduca in realtà, anche potenziando adeguatamente il sistema ispettivo. Si parla anche di una legge sulla rappresentanza sindacale, che auspichiamo sia in grado di tutelare rappresentatività e pluralismo. Si annuncia l’intenzione di assicurare parità di genere nelle retribuzioni, ma, dato che ogni discriminazione in Italia è già ovviamente vietata, immaginiamo che si intenda puntare sulla conciliazione tra lavoro e vita privata, vero ostacolo alla carriera e quindi ad una migliore retribuzione delle lavoratrici. L’Ugl, comunque, ci sarà: pronta a verificare in cosa consisteranno realmente le azioni del nuovo governo e a dire la propria, come sempre nell’interesse esclusivo dei lavoratori italiani e della nostra comunità nazionale.