Poteva andare meglio: i saldi non hanno spinto le vendite, rimaste pressoché stabili rispetto a quelle registrate lo scorso anno. A rivelarlo è la Federazione Moda Italia, sottolineando che il possibile aumento dell’Iva – dal 1° gennaio 2020 l’imposta crescerà automaticamente se non verranno disinnescate le clausole di salvaguardia – spaventa i commercianti italiani, perché potrebbe avere effetti negativi sui consumi delle famiglie italiane. L’indagine, che ha coinvolto un panel di imprese commerciali associate, rivela che secondo il 55% degli operatori le vendite sono stabili o in leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. All’avvio delle svendite estive, la stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio, era di una spesa in media poco meno di 230 euro a famiglia, circa 100 euro pro capite, per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro. Intanto la vera preoccupazione dei commercianti è ora rappresentata dall’Iva. «Tra i capi maggiormente venduti nell’abbigliamento, bermuda, t-shirt, abitini e camicie. Nelle scelte delle calzature prevalgono sandali sneakers e scarpe sportive», si legge nella nota stampa. Per avere il bilancio definitivo sull’andamento dei saldi, sarà necessario aspettare settembre, anche se, ha osservato il presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi, «un dato è già certo, purtroppo: la stagione primavera/estate, meteorologicamente disastrosa per non dire addirittura drammatica dal punto di vista delle vendite, non sarà recuperata».