di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Alla fine il giorno della resa dei conti è arrivato. Sin da quando, ormai più o meno un anno e mezzo fa, venne sottoscritto il contratto di governo fra Lega e Movimento 5 Stelle, era noto il fatto che c’erano profonde divergenze di vedute su materie significative e che fra queste la più difficile da superare era quella riguardante il dossier Tav. Se Carroccio e Pentastellati fino ad ora erano riusciti, pur con qualche difficoltà, a trovare un compromesso su molte questioni, stavolta non è stato possibile mediare fra un sì alla prosecuzione dell’opera, anche alla luce dei miglioramenti sul fronte della ripartizione dei finanziamenti, ed un no rimasto netto, nonostante il tentativo di mediazione portato avanti fino alla fine dal Presidente del Consiglio Conte. Oggi in Senato si è verificata quindi una situazione inedita: il Governo si è spaccato e mentre il 5 Stelle hanno votato la propria mozione finalizzata a fermare l’opera, la Lega ha appoggiato le altre, favorevoli alla sua prosecuzione. Da questa giornata possiamo trarre alcune conclusioni. Innanzitutto sulla questione specifica. Dopo mesi di tentennamenti, con conseguenti ripercussioni anche dal punto di vista della credibilità del Paese, finalmente abbiamo un responso definitivo: la Tav si farà. Per il bene dell’Italia. Per gli impegni già presi, per le penalità che sarebbero scaturite da un dietrofront, per la necessità di avere più infrastrutture, per le ricadute economiche e occupazionali. L’Ugl da tempo si è dichiarata favorevole all’opera e siamo quindi lieti dell’esito della votazione. Questo per quanto riguarda l’infrastruttura in sé. Altro tema è quello politico. Come interpretare la divisione all’interno del Governo e il fatto che l’ok sia giunto tramite i voti della parte leghista della maggioranza e anche dai principali partiti di opposizione? I pentastellati hanno mantenuto la storica posizione di contrarietà, seppure in modo più simbolico che concreto attraverso l’escamotage di passare la palla al Parlamento e tentando di smarcare il Governo. La Lega, invece, si è dimostrata ancora una volta più vicina al sentire degli italiani, favorevoli in larga maggioranza alla prosecuzione dei lavori della Torino-Lione, votando sì alle mozioni pro-Tav, da quelle presentate dagli storici alleati Forza Italia e Fratelli d’Italia, a quelle di +Europa e Pd, pur se acerrimi nemici del Carroccio. Più aperta al confronto, come già aveva dimostrato ieri al tavolo al Viminale con le parti sociali, dove è stato ripristinato quel dialogo inclusivo che da Monti in poi era stato interrotto. L’Esecutivo gialloblu, che in diverse occasioni aveva tenuto anche a fronte di duri scontri interni, stavolta sembra davvero traballare: la “botta” è stata particolarmente fragorosa e non si può escludere che si arrivi, dopo la resa dei conti odierna, alla crisi.