di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

 

 

C’è una considerazione di metodo da fare a margine dei due importanti incontri svolti dal Governo con le Parti Sociali, ai quali ho partecipato ieri a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Vice Premier Luigi Di Maio, su Lavoro e Politiche Sociali, e oggi al Viminale con il Vice Premier, Matteo Salvini, sul Fisco. Continuare a valutare gli atti, le riforme e le relazioni sindacali/industriali del Governo gialloblu con le “categorie” del passato non è solamente improprio, ma, dopo più di un anno di gestione a guida Lega M5s, anche strumentale e, per essere più chiaro, con l’obiettivo di disarcionare una maggioranza sicuramente anomala, ma senza ombra di dubbio innovativa.

Si è posto in rilievo, peraltro erroneamente, il fatto che all’incontro del Viminale di oggi non vi fossero i Segretari Generali di due importanti Organizzazioni Sindacali per segnalare o sottintendere il dissenso dei due Segretari nei confronti della varie sedi, più opportune o meno che siano, di convocazione.

In primo luogo, va detto che le sigle oggi c’erano tutte e in secondo che le sedi sono entrambe istituzionali. Inoltre sono dell’idea – e lo dico da Segretario Generale di una Confederazione fatta di sindacalisti che per anni hanno dovuto lottare per farsi ascoltare e per sedere ai tavoli di trattativa – che un sindacato, delegato a rappresentare precisi interessi, sia obbligato ad andare a confrontarsi laddove gli viene data la possibilità o conquistando tale facoltà con una forte pressione o ancora di più se invitato. La convocazione al Viminale sarà anomala per qualcuno, evidentemente affezionato alle “categorie” e ai Governi del passato, ma è pur sempre di iniziativa di uno dei due Vice Premier che è anche ministro dell’Interno. Inoltre ben venga una doppia, tripla, quadrupla convocazione se ciò serve a ottenere quello che l’Ugl, e non solo, chiede da tempo ovvero restituire una maggiore capacità reddituale ai lavoratori, nella fascia tra i 25.000 e i 60.000 euro attraverso una flat tax al 15% e al di sotto di quella fascia attraverso un taglio del  cuneo fiscale. Senza dimenticare di rafforzare gli interventi pubblici per favorire gli investimenti.

Fare questioni di lana caprina su un Governo oggettivamente diverso da quelli che lo hanno preceduto, se non altro perché guidato da due leader politici, oltre che dal presidente del Consiglio, e nato per la prima volta nella storia della Repubblica da un Contratto messo nero su bianco, può diventare oltre che stucchevole anche pericoloso alla luce delle inquietanti guerre economiche che si stanno scatenando nel mondo e della necessità tutta italiana di realizzare una manovra finanziaria mirata ad una crescita vera e non «dello zero virgola».