di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Oggi ricorre il 39esimo anniversario dalla strage di Bologna, il più grave atto terroristico mai avvenuto in Italia, 85 vittime e oltre 200 feriti. La data del 2 agosto rimane impressa indelebilmente nella nostra storia nazionale, una ferita che non guarisce non solo a causa del numero altissimo di morti e feriti, ma anche perché, al netto delle diverse ipotesi, ricostruzioni e interpretazioni dei fatti, su una cosa tutta l’opinione pubblica italiana è d’accordo: la verità non è emersa e giustizia non è stata fatta. Dopo un lunghissimo e farraginoso iter giudiziario, macchiato dalla presenza di una serie di depistaggi, sin dall’inizio finalizzati ad attribuire la responsabilità della strage all’estrema destra attraverso ricostruzioni e testimonianze rivelatesi false, con condanne poi seguite da assoluzioni, la magistratura ha infine dichiarato colpevoli, in veste di esecutori materiali, alcuni ex terroristi “neri”, Fioravanti, Mambro e poi Ciavardini, che, però, continuano a proclamarsi innocenti. Neanche sul ruolo dei tre c’è unanimità di giudizio: se alcuni accettano le sentenze di colpevolezza, esiste d’altra parte un movimento d’opinione, tanto vasto quanto trasversale, che non crede in questa ricostruzione dei fatti. Anche perché continuano a mancare all’appello i mandanti, mai individuati, e il movente, del tutto fumoso. Eversione oppure un complotto per favorire qualcuno o coprire qualcosa? Questo non è dato sapere, almeno fino ad ora. Negli anni le ipotesi formulate sono state moltissime, diverse anche riguardanti una possibile dimensione internazionale, dalla pista atlantica, ossia il collegamento con Ustica, altra tragedia nella storia del nostro Paese avvenuta poco più di un mese prima, alla pista palestinese: un incidente nel corso di un trasporto di esplosivo nell’ambito del cosiddetto “lodo Moro”. Oggi il Presidente Mattarella ha ribadito la necessità di “eliminare le zone d’ombra che persistono sugli ideatori dell’attentato”, mentre il ministro della Giustizia Bonafede ha affermato che “Il tempo del silenzio è finito, ci stiamo muovendo finalmente tutti nella stessa direzione”. Parole, queste, pronunciate dai massimi vertici istituzionali, che rendono chiaramente l’idea del perché questa strage è ancora così viva nel nostro ricordo: non solo a causa della sua gravità, del numero altissimo di vittime, ma anche del fatto che, con tutta probabilità, nelle stesse istituzioni si nascondono quelle verità che dopo tanti anni non sono ancora emerse. La proposta di Fratelli d’Italia di creare una commissione bicamerale di inchiesta per far luce sulle operazioni di depistaggio sulla strage ha già ottenuto l’adesione di Lega, M5S e FI, con la speranza che a distanza di tanti anni finalmente si possa comprendere, senza ombra di dubbio, cosa sia realmente accaduto il 2 agosto di tanti anni fa a Bologna.