di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Colmare il gap economico e sociale che separa il Mezzogiorno dal resto del Paese è questione annosa, eppure rappresenta l’unica possibile chiave di volta per innescare la ripresa. I dati recenti resi pubblici da Svimez non fanno altro che confermare qualcosa di già ampiamente noto. Non solo, lasciano intravedere la possibilità, particolarmente preoccupante, che il divario fra Sud e Centro-Nord possa aumentare. Bisogna intervenire al più presto. Risolvere, finalmente, la “questione meridionale” sarebbe un evento epocale, destinato a rappresentare un cambiamento radicale non solo per il Mezzogiorno, ma per tutto il Paese. Anche perché, l’attuale situazione di disagio e arretratezza contrasta in modo inaccettabile con le grandissime potenzialità del territorio. Cosa fare? Una fra le problematiche più evidenti è quella legata alla carenza di infrastrutture. L’insufficienza della rete infrastrutturale si traduce in minori opportunità economiche in ogni settore, dall’agricoltura, all’industria, al turismo, ma anche in una minore inclusione sociale. Occorrono investimenti sostanziosi, ma oltre allo stanziamento di risorse, si pensi a quanti fondi europei risultano inutilizzati, è prioritario agire sul fronte della gestione delle risorse stesse, semplificando, ma anche responsabilizzando i vari livelli di governo. Stesso discorso si potrebbe fare per i servizi pubblici offerti alla popolazione, ad esempio la sanità. Temi che inevitabilmente rimandano a questioni al centro del dibattito politico: la soluzione dovrebbe essere quella di garantire un giusto bilanciamento fra autonomia e solidarietà, al fine da un lato di responsabilizzare e dall’altro di assicurare il livello essenziale delle prestazioni offerte dal welfare, puntando, attraverso un uso più oculato delle risorse, a un complessivo innalzamento degli standard. Un obiettivo ambizioso, ma ormai improrogabile. Un altro elemento decisivo è quello riguardante le politiche fiscali. Occorrono misure ad hoc: oltre al potenziamento delle Zone franche urbane e delle Zone economiche speciali, bisognerebbe introdurre ulteriori misure nelle aree particolarmente svantaggiate, eventualmente limitate nel tempo. Sul fronte del lavoro, potenziare il bonus per le assunzioni a tempo indeterminato nelle regioni meridionali e gli incentivi fiscali e contributivi su accordi e premi di produttività. Quindi iniziare dalle infrastrutture e dalle politiche fiscali per attrarre investimenti e generare lavoro, per fermare la desertificazione industriale, per arrestare il triste fenomeno dell’emigrazione di molti giovani verso il Nord o verso l’estero. Senza dimenticare le altre grandi questioni: dalla tutela del territorio all’accesso al credito, dal contrasto all’economia sommersa all’abbandono scolastico. E poi la lotta senza quartiere alle mafie e alla criminalità organizzata.