Sarà anche abusato come termini di paragone, ma quella che si annuncia per Mercatone Uno è una manovra lacrime e sangue. I commissari straordinari hanno appena comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria che i dipendenti licenziati saranno 1.750. Nessuna mansione esclusa, dagli addetti ai magazzini a coloro che si occupano di vendita, dal personale dedicato alle casse agli operai, salendo ai responsabili di negozio e ai quadri. Insomma, tagli a tutto campo per una crisi che vede i lavoratori dipendenti parte lesa, dopo il fallimento dell’avventura targata Shermon Holding, con 90 milioni di debiti in nove mesi. Con la comunicazione inviata alle organizzazioni sindacali, di fatto si è avviata la procedura di legge prevista nei casi di licenziamento collettivo. Nelle prossime settimane, partirà il confronto che, inevitabilmente, sarà molto duro, considerando che Mercatone Uno è presente in 55 punti vendita, dislocati su tutto il territorio nazionale, dall’Emilia Romagna (384 esuberi) al Piemonte (254 licenziati), dalla Puglia (251 addetti a casa) alla Lombardia (meno 211), solo per citare i casi di maggiore impatto. La stessa ipotesi, emersa in queste ore, di ricorrere a quello che in gergo si definisce spezzatino, potrebbe essere rischiosa, poiché rimessa alla appetibilità del territorio su cui insiste il punto vendita. In altri termine, potrebbe essere molto più facile la cessione di un negozio in Lombardia piuttosto che in Abruzzo.