di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il caso drammatico di Bibbiano continua a scuotere l’opinione pubblica e ad infiammare il dibattito politico. Fermo restando il bisogno di far piena luce su una vicenda inquietante come poche, punire senza sconti chi risulti colpevole di reati così aberranti, impedire in ogni modo che situazioni simili si ripetano e fare del tutto per rimediare, per quanto possibile, al male fatto ai minori e alle loro famiglie, questo gravissimo evento offre lo spunto anche per alcune considerazioni più generali. La prima, non da poco, riguarda il ruolo dei media. Diciamolo a chiare lettere, inizialmente all’inchiesta è non è stato dato uno spazio proporzionale alla sua importanza o per meglio dire a quella che in gergo si chiama “notiziabilità”. Eppure il caso rispondeva a tutte le caratteristiche elencate nei manuali di giornalismo: attualità dei fatti, l’essere avvenuto in un luogo vicino, il coinvolgimento di molte persone, la drammaticità, l’interesse umano, la presenza di individui investiti di cariche pubbliche. In seguito, grazie al montare dell’indignazione popolare espressa essenzialmente sui social, con l’aiuto di qualche testata fuori dal coro, anche i professionisti dell’informazione più riottosi sono stati “costretti” a occuparsene. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sul ruolo della rete, che, pur con l’inevitabile presenza di haters e facinorosi, stavolta e non solo questa volta ha svolto un ruolo meritorio, impedendo che fatti così gravi potessero non ricevere l’attenzione che meritavano. L’ennesima dimostrazione di quanto il “famigerato” web sia uno degli elementi chiave nel cambiamento in corso. Internet, infatti, si è rivelato uno strumento utile alla circolazione delle idee in un sistema che si era fatto impermeabile, autoreferenziale e spesso fazioso come quello dei media tradizionali. La seconda riflessione concerne la politica. A chi ancora si chiede perché un’alleanza improbabile come quella di governo riesca a stare in piedi, nonostante profonde differenze, dalla Tav alle autonomie, dal salario minimo alla politica estera e così via, si potrebbe rispondere con una sola parola: Bibbiano. Basta osservare il posizionamento dei principali partiti sulla vicenda, con da un lato i “minimizzatori” e dall’altro la strana – e litigiosa – coppia Salvini-Di Maio a chiedere con forza verità e giustizia su fatti tanto gravi (con anche, è giusto sottolinearlo, la formazione di Giorgia Meloni, non a caso in crescita). Alla base dell’attuale e peculiare situazione politica c’è una richiesta fortissima che proviene da una grande parte della popolazione a cui solo lo strano duo gialloblu sta dando ascolto: quella di cambiare un vecchio sistema giudicato – nella migliore delle ipotesi – non più in grado di riconoscere quali siano le priorità per la maggioranza degli italiani e fare il possibile per garantirle.