Dopo gli avvertimenti del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, che nell’ultima conferenza stampa aveva annunciato che in mancanza di segnali di miglioramento da parte dell’economia dell’Eurozona la BCE sarebbe stata pronta a «misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale» e le previsioni degli esperti di IHS Markit secondo cui «considerata la debole crescita attuale e futura segnalata dal PMI e la minore pressione inflazionistica, nei prossimi mesi prevediamo l’utilizzo di nuovi stimoli da parte della BCE», segnali di incertezza giungono anche dall’OCSE. Il leading indicator relativo all’Eurozona è sceso a 99,1 punti dai 99,2 del mese precedente, riflettendo le flessioni che hanno interessato la Francia, dove è sceso a 99,1, punti, la Germania, che riporta un calo a 98,9 punti, e l’Italia, con 98,9 punti. Del resto guardando gli ultimi dati macroeconomici e le ultime stime sull’area della moneta unica c’è poco di che stupirsi: nel primo trimestre il Pil è cresciuto di appena quattro decimi e potrebbe rallentare ulteriormente nel corso del secondo trimestre per poi recuperare lievemente nella seconda parte dell’anno. La produzione industriale ad aprile è diminuita dello 0,5% mentre quella del settore delle costruzioni è scesa, nello stesso mese, dello 0,8%. Male anche le vendite al dettaglio, che a maggio sono calate dello 0,3%. Tutto ciò si è riflesso sulla fiducia dei consumatori, scesa di 0,7 punti a giugno. Giù anche l’indice Sentix, a -5,3 punti.