di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Luci e ombre dai dati odierni dell’Istat confermano quanto di buono è stato fatto dal Governo gialloblu in termini di riforme dedicate soprattutto al lavoro e all’uscita dal mondo del lavoro, che avevano proprio l’obiettivo di rompere un muro e creare nuovi accessi a coloro che fossero in cerca della prima o di nuova occupazione. Come sappiamo nuove assunzioni si prospettano, e in parte sono già state realizzate, nella PA. Tuttavia gli stessi dati ci confermano allo stesso tempo che occorre, e anche presto, fare qualcosa di più in termini di investimenti e di scelte strategiche, affinché il nostro patrimonio industriale – già fortemente intaccato da venti anni di crisi, tra globalizzazione, austerità e delocalizzazioni – possa accrescere fornendo a quanti più soggetti possibili, in particolare ai giovani, il vero anello debole del sistema, maggiori opportunità. Andando a guardare le rilevazioni dell’Istat, si legge molto chiaramente che «l’economia italiana appare caratterizzata dal proseguimento della fase di debolezza dei ritmi produttivi associata però a miglioramenti sul mercato del lavoro e del potere d’acquisto delle famiglie». Dunque questo non è il momento opportuno per riposare sugli allori dei grandissimi risultati, anzi record, ottenuti sia relativamente all’occupazione sia alla disoccupazione. Nel secondo caso infatti l’Italia soffre ancora per una ragguardevole percentuale, ancorché in calo, di disoccupazione giovanile, al 30%. Senza dimenticare le grandi vertenze che bussano alla porta – quelle di cui ho scritto ieri e che non sembrano andare verso una immediata/positiva soluzione (Ex Ilva, Atlantia e Autostrade, Alitalia) – che rischiano di trascinare verso il basso, solo se in caso negativo, la nostra economia. Non ci sono “soltanto” le grandi vertenze, come avrò modo di dire oggi a Pescara presentando il mio libro Populeconomy, esiste nei tanti territori d’Italia anche un tessuto industriale importantissimo che merita di essere sostenuto, perché sarà grazie anche ad esso possibile ricevere un importante impulso verso la crescita e lo sviluppo. Per ottenere tali importanti risultati, necessari soprattutto per un governo così inedito e “fuori dagli schemi” che, proprio per questo, continua a incontrare le resistenze dell’ancora imperante “pensiero unico”, a fronte anche di importanti risultati, occorrono investimenti, interventi per alleggerire la pressione fiscale su imprese e famiglie, evitare che le grandi vertenze vadano a sfociare in lunghe e irreversibili odissee invece di risolversi in chiave strategica.
Nelle ombre individuate dall’Istat c’è infatti l’indice del clima di fiducia dei consumatori che a giugno è tornato a diminuire, dopo l’interruzione del mese precedente, peggioramento che ha interessato tutte le componenti. Da segnalare anche le aspettative sulla disoccupazione che sono tornate a peggiorare, così come la fiducia delle imprese che ha evidenziato «un calo a sintesi di una flessione nel comparto manifatturiero e, soprattutto, nelle costruzioni». C’è tanto da fare e da fare presto per non disperdere gli importanti risultati raggiunti fino ad oggi.