«Tradizionalmente i rapporti tra i nostri due Paesi sono stati sempre buoni, c’è stata sempre molta attenzione non solo per quanto riguarda le relazioni economiche, ma anche per gli interessi culturali. C’è una reciproca attenzione per le rispettive culture e questo è importante perché è un elemento che contribuisce a rendere ancora più solide le relazioni economiche e commerciali», così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla vigilia dell’arrivo del presidente russo Vladimir Putin nella Capitale. In realtà i rapporti potrebbero essere stati anche migliori se solo l’Occidente non avesse deciso applicare sanzioni alla Russia per la guerra di Crimea, a cui ha seguito, di risposta, un embargo poderoso dal Cremlino verso una serie di prodotti europei, statunitensi, canadesi e australiani, vietando l’ingresso in Russia anche di prodotti simbolo del Made in Italy. Di conseguenza le esportazioni italiane verso il Paese sono diminuite notevolmente. Basti pensare che, come precisa la Coldiretti, nel 2017 le vendite verso la Russia sono state di circa otto miliardi di euro, tre miliardi in meno rispetto al 2013, anno precedente all’entrata in vigore delle sanzioni. Nel 2018 poi secondo il Sace, l’indicatore è diminuito ulteriormente del 4,5% attestandosi a 7,6 miliardi di euro, riflettendo soprattutto il -11,3% che ha interessato l’export di meccanica strumentale, il -4,1% che ha interessato la chimica e il -3% dell’abbigliamento. Fortunatamente per il 2019 il Sace si aspetta un rinvigorimento delle esportazioni verso Mosca del 6,1%, mentre prevede un +6,2% per il 2020, un +3,6% per 2021 ed un +3,8% per il 2022.