di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

della sua comprovata capacità di mediare e di portare a casa risultati importanti in circostanze avverse. Vertenze difficili bussano alla porta e con esse il destino di decine di migliaia di lavoratori diretti e dell’indotto, preoccupati per il futuro. Sto parlando di Alitalia, Atlantia e Autostrade, ex Ilva, intorno alle quali Conte ha dichiarato: «Il tema non è chi segue i dossier. Sicuramente, io insieme ai ministri competenti dobbiamo risolvere questi problemi. E cercheremo di raggiungere soluzioni condivise ed efficaci». È esattamente ciò che auspico e ciò per cui anche il sindacato sta lavorando attraverso sollecitazioni e critiche. Dalla riunione di ieri al Mise, secondo le principali sigle sindacali, tra cui l’Ugl, non sono emerse novità di rilievo o tali da riuscire a rassicurare. Fatto non irrilevante non solo perché Aitalia resta il principale vettore nazionale, la Compagnia di bandiera, ma perché il 15 luglio è la data del decollo, si spera, della newco. Si conoscono a grandi linee la composizione del consorzio acquirente, per 1 mld di euro, guidato da Fs che dovrà presentare l’offerta vincolante entro quella data, così anche le manifestazioni di interesse (Toto, Lotito e Efromovich) che dovrebbero completare il quadro. Tuttavia la compagine azionaria non è ancora chiara, mentre sono emerse indiscrezioni non incoraggianti sul piano industriale, si parla di esuberi e ridimensionamenti. In questo quadro si inscrive anche la vicenda Atlantia che, sempre secondo indiscrezioni, avrebbe dovuto presentare l’offerta strategica per Alitalia, ma al momento ciò di cui si discute è solo la revoca della sua concessione per Autostrade e dunque sembra impossibile che Atlantia possa interessarsi ad Alitalia da qui al 15 luglio. L’eventuale revoca della concessione Autostrade a sua volta ha messo in allarme lavoratori e sindacati, che hanno chiesto un incontro chiarificatore. Da fonti sindacali è stato calcolato che i lavoratori coinvolti da una revoca della concessione potrebbero essere tra i 4mila e i 5mila. Chiedere al Governo di agire con cautela non è un favore alla famiglia Benetton ma una tutela per migliaia di persone e relative famiglie. Così anche l’immunità penale per la proprietà dell’ex Ilva, Arcelor Mittal, cancellata nel decreto crescita e causa scatenante nell’immediato della cassa integrazione per 1400 lavoratori di Taranto e nel futuro prossimo, settembre, dell’abbandono dell’Italia e quindi degli impianti da parte di Arcelor, getta ombre di grande incertezza non solo per i lavoratori di Taranto, e per la bonifica, ma per tutto il tessuto industriale italiano. Alla luce degli importanti risultati ottenuti nel mercato del lavoro, della stabilità dei conti pubblici è per l’Italia arrivato il momento di capitalizzare la congiuntura positiva costruendo non le basi, ma i pilastri di un vero rilancio strutturale che, rebus sic stantibus, rischia di essere compromesso.