Fra qualche mese si capirà se la spinta del decreto Crescita è stata sufficiente per portare l’asticella della disoccupazione giovanile almeno sotto la soglia psicologica del 30%. Gli ultimi dati forniti dall’Istat, infatti, posizionano la disoccupazione giovanile al 30,5%. Nella fascia di età fra 15 e 24 anni, gli occupati sono poco più di cinque milioni e 150mila; un numero in crescita che però si scontra con la forte presenza di inattivi (poco più di sei milioni), ma anche con un calo dei disoccupati che pur restano circa 1,2 milioni. Insomma, numeri che se letti da una parte fanno ben sperare, osservati da un altro profilo evidenziano ancora delle carenze strutturali che investono il lavoro e lo stesso sistema scolastico e formativo. In questo scenario si inserisce ora il decreto Crescita, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 29 giugno, che prova a seguire il solco già tracciato con la legge di bilancio, favorendo l’occupazione dei giovani. La misura principale è sicuramente quella del contratto di espansione, rivolto alle aziende con più di mille dipendenti, che hanno la necessità di inserire nuove professionalità. A fronte di uscite anticipate verso la pensione, il contratto di espansione prevede l’assunzione di giovani. Il decreto Crescita interviene, inoltre, su altri provvedimenti, dal Rientro dei cervelli al Bonus eccellenze, avendo come obiettivo il lavoro giovanile e qualificato.