di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Mentre a Bruxelles si tratta a oltranza e con molta fatica – oggi un’altra fumata nera – per le nomine ai posti chiave dell’Unione europea, sempre da Bruxelles, Guenther Oettinger, il commissario europeo al Bilancio, in un’intervista rilasciata al Rhenische Post ha minacciato – “guarda caso”, essendo l’Italia contraria alla nomina di Frans Timmermans alla presidenza della Commissione Ue – che, qualora il governo italiano non attuasse significative misure di austerità, la Commissione europea uscente potrebbe avviare la procedura di infrazione già questa settimana. Aggiungiamo, poi, come ulteriore grana sganciata nella mani del governo Conte il caso Sea Watch 3, nonostante il comportamento alquanto discutibile della sua Capitana – pensate se la stessa azione l’avesse compiuta un qualsiasi Capitano “umanitario” italiano nel porto di Rotterdam –, strumentalmente usato sia dalla sinistra e dal Pd in Italia sia da Germania e Francia per mettere nell’angolo il nostro Paese. Chi di trattative è esperto sa che tutte le parti in causa cercano sempre di puntare al massimo per poi incontrarsi ad un certo punto, auspicabilmente per tutti a metà strada. Ma il governo Conte impensierisce molti e, dal mio punto di vista, da oggi ne impensierisce ancora di più alla luce dei dati odierni dell’Istat sul mercato del lavoro. L’Istat oggi ha certificato che, dopo un anno di governo Conte, il primo sovranista-populista della storia d’Italia, la disoccupazione è scesa ai minimi storici dal 2012, mentre l’occupazione ha segnato il massimo storico dal 1977. È evidente che la strada intrapresa dall’Italia sovranista, attraverso le sue criticatissime riforme, è quella giusta e lo è, lo sarà, evidentemente anche la sua prima manovra finanziaria, che tanto occhiutamente la Commissione Ue sta osservando, e che, come sostiene lo stesso ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è stata ispirata non solo dall’anti austerity ma anche dalla prudenza (evidentemente coniugare i due principi si può). Ma a difenderla non ci sono solo il ministro Tria e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale con grande equilibrio e fermezza allo stesso tempo continua a essere fiducioso che la procedura di infrazione per debito eccessivo possa essere ancora scongiurata. Oggi anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha risposto chiaramente alla domanda di un giornalista austriaco, dopo un colloquio con il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, affermando: «Noi crediamo che la procedura di infrazione non abbia ragione di essere aperta». Portando a sostegno della sua convinzione altri importanti risultati e cioè che «il disavanzo di bilancio in Italia è passato dal 2,4 al 2,1 tra il 2017 e il 2018, l’avanzo primario è passato dall’1,4 all’1,6: e sono dati di trend positivi per i conti pubblici», ricordando che l’Italia resta comunque la terza economia della Ue. Tempi duri si iniziano a prospettare per l’austerity.