Neanche il tempo di riprendere fiato e si apre una nuova partita che rischia di avere conseguenze molto negative sul territorio. Dall’incontro al ministero dello sviluppo economico è arrivata la conferma che nessuno avrebbe voluto ascoltare: la Bosch ha ribadito i numeri che erano circolati, parlando di più di 620 esuberi su un totale di 1.840 addetti nello stabilimento di Bari. Un duro colpo per tutta l’area con ricadute fortemente negative sull’indotto diretto ed indiretto. Le difficoltà erano già emerse nelle scorse settimane e derivano dal fatto che l’azienda produce motori diesel, oggi fortemente investiti dalle politiche ambientali. Senza un intervento strutturale, secondo i numeri forniti dalla stessa azienda, nel 2030, la perdita di esercizio sarebbe pari a circa il 90%. A fronte di ciò, la Bosch ha anche messo sul tavolo un investimento potenziale di 40 milioni di euro da accompagnarsi alla solidarietà, quindi con una ulteriore contrazione del potere d’acquisto dei salari. Una prospettiva che non convince il sindacato. La Ugl ha ricordato come «i lavoratori siano stati già abbastanza sacrificati», mentre dalla Uil è arrivato l’invito ad accelerare i tempi. La Cisl osserva come ci sia un contrasto fra quanto dichiarato in termini di emissioni per il nuovo motore diesel e le scelte aziendali, con la Cgil che invece punta sui prossimi incontri per trovare una soluzione.