di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non smetteremo mai, noi dell’Ugl, di insistere e di combattere contro le morti bianche, attraverso la nostra campagna #lavorarepervivere, l’installazione ormai realizzata nelle piazze italiane di 1029 sagome bianche, tanti quanti sono stati i decessi sul lavoro nel 2017, e 104 rosse, per rimarcarne la crescita tra il 2017 e il 2018. Non ce lo impone solamente la nostra missione di sindacalisti, che è difendere i diritti e gli interessi di coloro che lavorano, hanno lavorato e lavoreranno, ma ce lo impone con assoluta urgenza e indirettamente anche l’Inail attraverso le sue rilevazioni. Dal rapporto annuale dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, diffuso ieri, è arrivata una tragica conferma a quanto da noi già anticipato con le nostre installazioni: nel 2018 a fronte di una «lieve» diminuzione delle denunce degli infortuni, poco più di 645 mila, meno 0,3% rispetto al 2017, cifra in ogni caso ragguardevole, sono state registrate 1.218 denunce di infortunio mortale, il 6% in più rispetto al 2017. Non si può continuare a morire con questa facilità impressionante, non lo si deve accettare neanche pensando che si tratti di tragiche fatalità. Spesso si tratta di errori. I dati relativi alle morti sul lavoro nel 2018 confermano che continuiamo ancora ad essere in presenza di una vera e propria emergenza nazionale e non arrivano segnali di miglioramento neanche per il 2019. Tuttavia non è impossibile fermare la scia di sangue. Soltanto nei primi mesi del 2019, infatti, le denunce d’infortunio mortale sono state 303, facendo segnare un + 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2018. Dunque, anche a costo di doverci ripetere, continueremo a sottolineare la necessità, da parte dello Stato e delle imprese, di puntare su una maggiore cultura della sicurezza nelle scuole e sui posti di lavoro, ciò che equivale a una più intensa e efficace formazione per gli studenti, per i lavoratori dipendenti, e non solo. Per interrompere la strage silenziosa che non riesce a suscitare la dovuta commozione e riflessione, non c’è altra soluzione che puntare su una maggiore consapevolezza e conoscenza dei diritti e dei doveri, delle responsabilità e delle omissioni di cui sono titolari sia i datori di lavoro sia i lavoratori. Per la conquista di un obiettivo così importante e fondamentale, quale è la sicurezza, e la salute, nei luoghi di lavoro, ogni tassello, ogni attore del cosiddetto mercato del lavoro è chiamato a fare la propria indispensabile parte, senza la quale un incidente, nella maggior parte dei casi evitabile, si può trasformare in tragedia. È nella prevenzione, ivi compresi i necessari controlli ispettivi da parte dello Stato, che si gioca tutta la partita e quindi anche nella formazione. Solo in questo modo si può, e soprattutto si deve, fermare la strage.