di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Al di là di tutto e delle personali preferenze – le mie non sono di certo un mistero -, sarebbe un peccato se il Governo del Cambiamento dovesse fermarsi proprio adesso. E non soltanto – fatto comunque non trascurabile – alla luce del grande risultato delle Europee che ha assegnato alle tesi dell’ala sovranista un fortissimo sostegno, ma soprattutto perché da adesso in poi si deve lavorare per rafforzare quei segnali positivi che stanno arrivando e sono già arrivati, come ad esempio quello odierno dell’Istat sull’occupazione, e dimostrare la fondatezza delle ragioni di questo «esperimento italiano», come lo ha definito l’ex stratega di Trump Steve Bannon. Che si sia d’accordo o meno con la maggiore durezza che il vice premier Matteo Salvini sta mostrando nei confronti dell’Ue e delle sue sempre più miopi regole, nonché dei tentennamenti e delle insicurezza degli esponenti del M5s, un fatto è certo: l’Italia, alla luce della manovra economica già presentata e dei segnali di grande incertezza che caratterizzano l’economia mondiale, è obbligata a crescere e ciò può farlo solamente liberandosi dai tanti vincoli che l’hanno costretta e la costringono ancora a essere piccola. In tal senso non avrebbero aiutato le parole che oggi il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, a capo di un dicastero più che strategico, ha espresso ai microfoni di Radio24, criticando l’emendamento della Lega sullo Sblocca Cantieri con la sospensione del codice degli appalti per due anni: «Ci fa dubitare e pensare – ha detto – che sia un pretesto» per far naufragare il Governo. In realtà sono proprio parole simili ripetute da diverse settimane, se non mesi, a questa parte, insieme al no alla Tav e ad altri freni disseminati lungo la strada dell’anno di Governo, a non aiutare neanche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a fare quanto ieri ha detto di voler fare ovvero proseguire “l’avventura” di un esecutivo che non può, ma soprattutto non deve, essere come quelli che lo hanno preceduto. Sul maxiemendamento allo Sblocca Cantieri – probabilmente una forzatura, ma servita a evidenziare il problema dello stallo continuo, delle attese interlocutorie, delle analisi infinite in cui rischia di cadere il nostro già lento Paese -, il premier ha detto: «Faccio un appello agli amici della Lega, non metto in discussione la loro buona fede….mi raccomando». E Salvini, tra una lunga telefonata dal «clima sereno», con Di Maio e l’altra ha risposto: «Entro oggi pomeriggio ci sarà l’accordo sullo sblocca cantieri». E così sia.
La posta in gioco è molto più alta di un mero – e si fa per dire – via libera a tante opere che possono dare sviluppo al Paese, ancora più alta della sopravvivenza di un Governo a cui tutto il mondo guarda. La vera posta in gioco è in realtà quella di liberare l’Italia da tutti gli errori che, volente o nolente, ha compiuto nel suo inglorioso e neanche tanto lontano passato.