Sempre più urgente un tagliando sulle tante, troppe vertenze in corso nel Mezzogiorno. L’ultimo caso, quello della Whirpool, che ha deciso in maniera unilaterale, senza tener conto degli accordi precedentemente sottoscritti con i sindacati, dalla Fiom alla Ugl Metalmeccanici, e le istituzioni, di chiudere lo stabilimento di Napoli, riaccende i riflettori sul Meridione d’Italia e sulle difficoltà oggettive che si stanno incontrando nella trasformazione del tessuto produttivo all’indomani della doppia crisi economica che negli scorsi anni ha ridotto sensibilmente prodotto interno lordo ed occupati. Da una ricognizione, le vertenze aperte al ministero dello sviluppo economico sono almeno una sessantina, diverse delle quali, peraltro, senza una vera prospettiva occupazionale nel futuro più o meno immediato. Le ore di cassa integrazione straordinaria potrebbero superare la soglia del milione con una spesa quantificabile in dieci miliardi di euro. Numeri importanti che si collegano ad una serie di studi ed analisi su cosa è necessario fare per imprimere una inversione rispetto a tale tendenza. In questo senso, si ricorda, fra gli altri, una ricerca effettuata dalla Ugl, la quale insiste sull’importanza di investire sulle infrastrutture in maniera importante: per recuperare il gap con il resto d’Italia servirebbe un piano pluriennale da 60 miliardi di euro, capace di generare occupazione diretta ed indiretta nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di dipendenti.