di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Passata la “sbornia” elettorale, dati ormai per acquisiti risultati, vincitori e vinti, è il momento, in sede europea, di ritrovare – o meglio di capire finalmente che occorre – unità nazionale, soprattutto in questa difficile fase economica, interna ed internazionale. Una sola voce che sia in grado di mettere al primo posto l’interesse del popolo italiano e anche, con sguardo più ampio, quello di tutti gli europei.  Chiaramente l’eco del voto non si esaurirà in breve tempo, c’è chi festeggia, la destra, chi si trova ad affrontare il momento della riflessione e finanche della resa dei conti dopo la sconfitta, il Movimento 5 Stelle, chi come sempre si illude di aver vinto e di non avere niente da imparare, la sinistra. Ma tutto questo, seppure importante e destinato ad avere ripercussioni sul futuro del Governo e del Paese, dovrebbe rimanere all’interno dei confini nazionali. In Europa serve compattezza. In ballo c’è una partita decisiva: quella sui parametri economici stabiliti a suo tempo a Maastricht e poi irrigiditi con il Fiscal Compact e che, alla luce dei fatti, si sono rivelati inadatti a consentire ciò per cui erano stati ideati, affrontare la crisi e garantire prosperità ai popoli europei, e si sono trasformati nell’esatto contrario: un moloch per compiacere il quale tutto è sacrificabile, compreso lo stesso benessere economico e sociale dei cittadini dell’Unione. Parametri che, fra l’altro, indeboliscono la Ue nel confronto internazionale con chi non segue le nostre stesse regole autoimposte. Per combattere questa battaglia ci sono certamente le truppe sovraniste, provenienti dai partiti che in varia misura sono cresciuti nei diversi Stati della Ue. Ma non solo. Anche le formazioni tradizionali, ancora importanti seppure fortemente ridimensionate, dovrebbero trarre qualche insegnamento dall’andamento delle elezioni e capire che la ragione del loro declino sta essenzialmente lì: nel fallimento delle politiche di austerity e nell’abbandono di quello che tempo fa era un valore condiviso in modo bipartisan, da destra a sinistra, dai socialisti come dai popolari, ovvero la difesa del modello sociale europeo. Questo è l’auspicio per il nuovo Parlamento europeo e per la prossima Commissione. Speriamo che almeno la nostra complessiva rappresentanza italiana comprenda l’importanza di tutto questo e che, se la Lega di Salvini ha già chiaramente espresso in tal senso la propria missione a Bruxelles, la sinistra non torni ad essere, esattamente come prima dell’era Zingaretti,  la principale tifosa del rigore antisociale e che i 5 Stelle non affrontino la débâcle trasformandosi da alfieri del cambiamento in vetero-conservatori a sostegno di un sistema europeo che invece deve, necessariamente, essere trasformato in modo radicale, per il bene dell’Italia in primis e anche nell’interesse dell’intero Continente.