Sia per il Regno Unito sia per l’Europa diventa di giorno in giorno sempre più grande l’incognita delle Europee 2019, ormai dietro l’angolo, rappresentata dalla candidatura di Nigel Farage. È soprattutto grazie a lui e alla “sua” Brexit se nell’Ue ha iniziato a spirare più forte un vento diverso. Se così non fosse, la candidata del partito del presidente francese Emmanuel Macron (Reinassance-La Republique En Marche!), Nathalie Loiseau, non avrebbe usato come strumento elettorale il videogame “Super Jam Bros” nel quale è l’eroina che combatte, recuperando le 12 stelle rubate dalla bandiera europea, contro “i cattivi” Marine Le Pen del Rassemblement Nationale (in testa nei sondaggi), Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) e il presidente Usa, Donald Trump. Il “giochino” è costato tra i 5 mila e i 10 mila euro, ma la Francia – forse non a caso patria dei Gilet Gialli – non è nuova a tali esperimenti, due anni fa era stato creato un altro videogame, “Fiscal Combat”, sulle gesta di Mélenchon nella campagna presidenziale 2017. C’è poco da scherzare però: anche se dal 10 maggio non è più possibile pubblicare sondaggi, è risaputo ormai che Nigel Farage con il suo nuovo partito, Brexit Party, sia in testa, così anche per la Lega in Italia e per il Rassemblement National in Francia, i più temuti. Chissà se non si stia anche cercando di creare il solito allarmismo nell’elettorato più moderato per indurlo a votare i soliti schieramenti, al fine mantenere inalterato lo status quo. Status quo che, come dicono sempre gli stessi sondaggi, potrebbe essere riconfermato dopo il voto. L’allarmismo allora dov’è? Perché tutta l’Europa è in fermento, con tanto di presunti funzionari americani del Cyber Command che stanno spingendo gli alleati a contrastare Mosca nelle elezioni europee? Forse perché, come ha detto Matteo Salvini, per tutti, non solo per i sovranisti, «il 26 maggio non sono elezioni europee, è un referendum tra la vita e la morte, tra passato e futuro».