«È chiaro che impedire l’aumento dell’Iva significa dover agire sul lato della spesa, e si può discutere se a parità di deficit previsto sia più recessivo un taglio di spesa o un aumento di tasse. Io credo in generale che gli interventi sulla spesa siano più virtuosi di quelli sulle tasse, ma il problema è decidere dove si taglia». Così il ministro dell’Economia Giovanni Tria nel corso di un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore riferendosi alla volontà dell’esecutivo di bloccare un aumento dell’Imposta sul valore aggiunto. Sulla questione affrontata nei giorni scorsi dai vicepremier Luigi DI Maio e Matteo Salvini, ovvero quella di sforare il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, il titolare di via XX settembre ha ricordato che anche «l’anno scorso si sono dette in estate le stesse cose ma il 3% non è mai stato davvero in discussione», spiegando poi che «bisogna ridiscutere le politiche europee, ma è un tema che riguarda il futuro: e in ogni caso per finanziare riforme fiscali strutturali servono coperture altrettanto strutturali, il deficit può coprire solo investimenti o esigenze temporanee». Il deficit, ha aggiunto, «significa indebitamento, non è un male in sé ma dipende dagli obiettivi per cui si ricorre a questo strumento. Una famiglia si indebita per comprare casa, non per pagare l’affitto. Tradotto in termini di finanza pubblica, significa che spese strutturali non possono essere finanziate a debito, mentre gli investimenti pubblici sì». Passando poi ai ristori per i risparmiatori truffati dalle banche il ministro ha assicurato che «i problemi sono stati risolti con il decreto crescita, e a giorni arriverà il primo decreto con i tempi e le metodologie per presentare l’istanza».