di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Quelli che ci separano dalla data delle elezioni europee si preannunciano come giorni “di fuoco” dal punto di vista politico, confermando la sensazione che il clima – non solo in Italia, ma in tutto il Continente chiamato alle urne – sia più teso che mai, segno del possibile epocale cambiamento in arrivo, capace di sconvolgere i collaudati equilibri all’interno dell’Ue, e della reazione altrettanto incisiva, volta a evitare a tutti i costi che ciò avvenga. Dalle notizie che ci giungono dagli altri Stati europei, la faccenda non riguarda solo noi. Nel Regno Unito hanno fissato la data delle elezioni, il prossimo 23 maggio, cosa che fino a qualche tempo fa veniva considerata un’ipotesi assurda, da complottisti imbevuti di fake news, e che invece si è puntualmente verificata, archiviando al momento la possibile Brexit e rendendo non più improbabile l’eventualità di un secondo referendum. In Francia non si ferma la protesta dei gilet gialli. Ieri un giovane, autoproclamatosi «braccio armato» della rivolta, ha preso in ostaggio quattro donne in un bar e fortunatamente tutto si è risolto pacificamente. Macron cerca di rispondere alle proteste che ormai durano da mesi, dovute all’esasperazione del popolo di fronte alle politiche di austerity, con un mix – finora incapace di sortire risultati – di blande concessioni e dure repressioni, sulle quali i media continuano a fornire notizie piuttosto edulcorate. Un po’ ovunque l’aria è tesa, i vecchi partiti dell’establishment sono in piena crisi di consensi, dati gli esiti nefasti sia dal punto di vista economico e sociale delle politiche da loro sostenute, e crescono, nonostante l’ostilità dell’intero sistema, le formazioni alternative cosiddette “populiste”. Anche da noi, e forse da noi più che altrove, gli effetti di questa situazione si traducono in un clima a dir poco incandescente. Non solo l’Italia e il suo inedito governo gialloblu, il primo “populista” di un Paese dell’Europa occidentale, si trovano ad affrontare le ostilità esterne, come ad esempio quelle provenienti da una Commissione Ue tutt’altro che super partes, ma anche sul piano interno non mancano i dibattiti infuocati, la giustizia più o meno a orologeria e non solo, anche la singolare capacità all’interno dell’esecutivo stesso di essere, contemporaneamente, maggioranza e opposizione. Come dimostrato dal caso Siri: uno scontro durissimo fra le due anime del governo, a pochi giorni dalla data delle elezioni, comunque al momento non abbastanza forte da portare ad una crisi e invece capace di occupare, dall’interno dei banchi dell’esecutivo, tutte le posizioni, da quella garantista a quella giustizialista, senza concedere nulla agli avversari. E questo a circa tre settimane dal voto. In questi giorni dobbiamo attenderci, politicamente parlando, emozioni degne delle più spericolate montagne russe.