di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl
Quello che sta accadendo a Torino, per la 32° edizione del Salone del Libro in programma dal 9 al 13 maggio, intorno alla casa editrice vicina a CasaPound, Altaforte, somiglia a un film già visto. Parlarne significherebbe ripetere un pensiero espresso più volte. Ma vale la pena correre il rischio. L’Italia davvero non cambia mai o c’è (più di) qualcuno che si ostina a non vederla cambiare, perché nella palude delle solite idee trova il proprio nutrimento?
Una serie di autori e di associazioni, dal collettivo Wu Ming al fumettista Zerocalcare, passando per l’ormai attivissimo Anpi, ha annunciato di voler boicottare il Salone del Libro reo di aver dato spazio a Altaforte, casa editrice «sovranista», «per lettori che non si accontentano» alla ricerca di una «cultura identitaria». Quest’ultima, colpevole per le proprie idee identitarie, lo è anche per aver pubblicato il libro-intervista al vice premier e ministro dell’Interno («Io sono Matteo Salvini»). D’altronde il suo responsabile, e attivista lombardo di CasaPound, Francesco Polacchi, non ha nascosto di essere «fascista» affermandolo ai microfoni della nota trasmissione radiofonica “La Zanzara” (Radio24).
Il caso stava montando già da giorni intorno al libro-intervista di Matteo Salvini proprio perché edito da Altaforte, ma non tutti gli “antifascisti” – e ancora meno gli stessi “fascisti” – sono caduti nella “trappola” che il vasto universo “democratico e pluralista”, altrettanto se non più identitario dell’universo a cui appartengono Altaforte e CasaPound, imporrebbe a suon di boicottaggi, condanne – persino minacce di lanci di molotov – e bavagli più o meno metaforici a coloro che la pensano diversamente. C’è chi ha scelto di non boicottare il Salone del Libro, almeno fino ad oggi, e tra questi la scrittrice Michela Murgia, nota quale acerrima avversaria di Matteo Salvini e ideatrice dell’opinabilissimo quanto inutile «fascistometro». Ha dichiarato: «Al Salone del libro di Torino io ci andrò. Lo faremo “nonostante” la presenza di case editrici di matrice dichiaratamente neofascista, ma proprio “a motivo” della loro presenza». Invece Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e esponente del Pd, e la Sindaca di Torino, Chiara Appendino, prima favorevoli a lasciare spazio ad Altaforte pur esprimendo il proprio dissenso verso la casa editrice, hanno pensato di denunciare quest’ultima insieme per apologia di fascismo alla luce delle dichiarazioni del suo responsabile nazionale, confermando così l’analisi di Paolo Mieli espressa nell’interessante editoriale pubblicato ieri dal Corriere della Sera e intitolato «Travestirsi da sinistra».
Il Salone del Libro è già un successo, mentre agli “anti” di professione non resterà che chiedersi cosa fare ovvero se “esserci o non esserci”. Tuttavia un principio fondante della democrazia, quale è la libertà d’opinione e di espressione, avrebbe meritato in un Paese ancora così diviso un dibattito migliore alla presenza di tutte, e sottolineo tutte, le voci che compongono la nostra complessa Nazione.