di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Abbiamo assistito sgomenti a quanto accaduto a Napoli e ora siamo in attesa di notizie positive sulla salute della piccola Noemi, la bambina di meno di quattro anni gravemente ferita nel corso di una sparatoria durante un agguato camorrista avvenuto in pieno giorno nella città partenopea. Giustamente ci si interroga, sull’onda dell’emozione, su come combattere più efficacemente la criminalità organizzata che ancora oggi spadroneggia, non solo al Sud. L’impegno contro le mafie deve essere costante e non attendere episodi come questo per ricordare quanto, purtroppo, la piovra criminale ancora sia forte nel nostro Paese. Combatterla non è certo facile, occorrono misure articolate che vadano dalla sicurezza nelle città, con una maggiore presenza delle forze dell’ordine, alla necessaria riforma della giustizia che garantisca tempi più rapidi per i processi e pene più certe per i colpevoli, fino a norme in grado di assicurare semplicità, trasparenza e correttezza nella gestione degli appalti pubblici. Oltre a questo, c’è però anche un’altra riflessione da fare e in questo senso condividiamo il j’accuse del sindaco di Napoli, che, pur partendo da una visione politica molto diversa rispetto a quella a cui noi dell’Ugl facciamo riferimento, ha detto tuttavia qualcosa di sacrosanto: per tagliare dalle radici la mala pianta della criminalità organizzata è necessaria – anche – un’operazione di carattere culturale. Quando, a pochi minuti dal servizio sulle sorti della piccola Noemi, vediamo sul piccolo schermo la pubblicità del nuovo episodio della serie Gomorra non possiamo non pensare che ci sia qualcosa che non va. In un Paese come il nostro, ancora ostaggio delle mafie, in difficoltà occupazionale ed economica, con un inadeguato ascensore sociale, non si possono proporre al grande pubblico, in modo costante e pervasivo, modelli negativi di antieroi criminali, mostrati come ricchi, forti, vincenti. Come ha detto De Magistris, simili modelli sono “una droga mediatico-comunicativo-artificiale che rischia di corrodere cervello, anima e cuore di centinaia di giovanissimi”. Non vogliamo certo dire che i camorristi – o anche i bulli di Manduria – esistano a causa di Gomorra. È necessario, però, evitare di alimentare il mito negativo della malavita. L’Italia fortunatamente può vantare ben altri eroi, ben altri miti. Qualche giorno fa si ricordava il genio per eccellenza, Leonardo Da Vinci, italiano, con buona pace dei francesi. Ma non serve andare così indietro nei secoli per trovare esempi degni da imitare nel mondo della scienza, dell’arte, dell’impegno politico, del valore militare o civile. Che anche gli intellettuali e i direttori dei palinsesti televisivi facciano la loro parte per evidenziare e far emulare la parte migliore del Paese, che certo non è, come qualcuno vorrebbe dipingerla, “pizza, mandolino e mafia”.