di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

In Venezuela la situazione sta precipitando. Abbiamo assistito all’insurrezione del 30 aprile, quando il presidente ad interim e leader dell’opposizione, Juan Guaidò, appoggiato da parte delle forze armate, ha tentato di rovesciare la dittatura di Maduro, purtroppo finora senza buon esito, a causa delle divisioni all’interno dell’esercito, fra coloro che si sono schierati con il popolo venezuelano e le forze democratiche e chi, fedele al regime o per paura di ritorsioni, ha preferito non esporsi. Da quel giorno in Venezuela continuano le proteste popolari contro il regime, che sta rispondendo con una reazione durissima. In questi giorni, negli scontri fra i manifestanti e i militari di Maduro, quattro persone sono rimaste uccise da colpi d’arma da fuoco: due ragazzi di 14 e 16 anni, un giovane 24enne e una donna. Ci sono poi stati un centinaio di feriti e circa 250 arresti. Malgrado ciò, nonostante la repressione, sempre più spietata, l’opposizione non molla, continuano le manifestazioni e le proteste nell’amministrazione pubblica, che culmineranno in uno sciopero generale. Come affermato dallo stesso Guaidò, l’insurrezione democratica resterà “nelle strade fino ad ottenere la fine dell’usurpazione di Maduro, un governo di transizione e libere elezioni”. Il tiranno continua a mostrarsi  sicuro di sé e circondato dai militari ancora fedeli, eppure pare che fosse intenzionato a fuggire verso Cuba, ormai consapevole dell’imminente sconfitta. Ne è convinto anche Leopoldo Lopez, noto leader politico oppositore del regime, liberato dalla prigionia durante la rivolta dai militari insorti al fianco di Guaidò e ora rifugiatosi all’interno dell’ambasciata spagnola a Caracas, che afferma: “Non ci fermeremo fino a quando non avremo completato la liberazione” e assicura che il sollevamento popolare ha creato una frattura ormai irreversibile nel regime, che porterà alla destituzione di Maduro entro qualche settimana. Per arrivare rapidamente alla liberazione del Venezuela dalla tirannia, resta però fondamentale l’atteggiamento della comunità internazionale, ancora troppo tiepida verso il regime. Se la Spagna ha rifiutato di consegnare Lopez alla polizia di Maduro, finora solo gli Usa hanno preso una posizione netta, prospettando anche un possibile intervento militare in difesa del popolo venezuelano, scatenando la reazione di Mosca. Servirebbe, invece, un ruolo più deciso anche degli altri Paesi ed in particolare dell’Unione europea, in sostegno dei democratici venezuelani. Non solo per garantire una soluzione più rapida della questione, soprattutto a beneficio della popolazione, ormai stremata dalla fame, dalla miseria e dalla violenza del regime, onde evitare che si sfoci in una vera e propria guerra civile, ma anche al fine di consentire una gestione multilaterale della doverosa e inevitabile resa di Maduro.