Uno dei punti cardine del Documento di economia e finanza approvato dal governo gialloblu è quello di agire su più fronti per incrementare la produttività di diversi comparti dell’economia, puntando soprattutto su una riduzione dei costi per le imprese, sia di tipo fiscale, sia più in generale inerenti il sistema burocratico. Negli anni della crisi, infatti, molte imprese sono state costrette a chiudere i battenti, con un’emorragia che ha interessato quasi tutti i settori. Tra le cause rientra sicuramente la contrazione della domanda interna, ma un impatto fortemente negativo lo hanno avuto anche il credit crunch, l’elevata pressione fiscale e i costi per la burocrazia. Ancora oggi, nonostante siano passati dieci anni dall’inizio della crisi economica e nonostante i miglioramenti che si sono effettivamente osservati, le difficoltà per le aziende italiane non mancano. Per rendersene conto basta guardare il caso delle imprese individuali. Nel 2018, secondo i dati raccolti da Unioncamere e InfoCamere, delle 6.099.672 imprese italiane (+0,52% sul 2017), 3.180.394 erano imprese individuali, un numero in calo di 19.892 unità rispetto all’anno precedente (-0,62%), frutto di 203.871 nuove iscrizioni e di 223.763 cessazioni. Quello che è allarmante è che la vita di questa tipologia di imprese è relativamente breve: solo tre imprese individuali su cinque sopravvivono a cinque anni dalla nascita, tanto che – per fare un esempio – delle 235.985 imprese individuali nate nel 2014 ben 88.184 sono cessate entro il 30 giugno 2018 e, di queste, 48.377 entro il 2015. Ma c’è di peggio: solo nel 2014 sono nate e morte 20.538 imprese, non superando quindi nemmeno il primo anno di età. Osservando il panorama imprenditoriale italiano non mancano però le notizie incoraggianti. Scorrendo tra le varie analisi condotte da Unioncamere si possono osservare alcune tendenze positive. Tra queste senza dubbio l’aumento delle imprese femminili, aumentate di seimila unità tra il 2017 ed il 2018, portando il totale a un milione e 337mila (quasi il 22% del totale). Altro dato incoraggiante è l’aumento delle imprese italiane che hanno deciso di accogliere la sfida dell’e-commerce: in dieci anni le aziende che hanno deciso di aprire la propria saracinesca online sono più che triplicare, passando dalle 5.933 del 2009 a oltre ventimila, con una variazione media annua del 23,9%e  riuscendo quasi a compensare l’emorragia che han interessato le imprese del commercio al dettaglio (diminuite di 16mila unità nel decennio).