Si accende la partita sul salario minimo orario. Dopo le audizioni delle scorse settimane sui due disegni di legge al momento presentati (l’attenzione è soprattutto su uno, quello avente come primo firmatario il presidente della Commissione lavoro del Senato, la pentastellata Nunzia Catalfo) ed un tavolo tecnico al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dallo stesso dicastero arriva la convocazione per una nuova riunione il prossimo 30 aprile. Contemporaneamente, però, si segnala la presa di posizione del sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon; durante un convegno organizzato dalla Cisl, l’esponente leghista ha sostenuto senza troppi giri di parole che «un buon contratto è sempre meglio del salario minimo per legge; in Italia le priorità sono altre». Che è poi la posizione espressa dalle organizzazioni sindacali nel corso delle audizioni, come pure al primo tavolo tecnico al Ministero. Non solo, anche le associazioni datoriali sono contrarie ad una imposizione di un salario minimo per legge, pure se, occorre osservare, un certo numero di singole aziende potrebbe trovare più vantaggiosa l’applicazione del salario minimo piuttosto che del contratto collettivo, il quale prevede una serie di istituti, dalla tredicesima mensilità alle ferie, passando per i riposi retribuiti, l’orario di lavoro e le integrazioni ai congedi di maternità o parentali che potrebbero non essere riconosciuti per legge.