La questione occupazione scende in campo prepotentemente nella discussione sul Documento di economia e finanza. Tutto deriva da alcuni numeri messi dal governo che stimano, in particolare, un incremento del tasso di disoccupazione nei prossimi mesi. Nulla di eclatante, si tratta infatti di pochi decimi percentuali, ma comunque sufficienti per generare una aspra polemica parlamentare sul reddito di cittadinanza e su quota 100. L’aumento del tasso di disoccupazione, a ben vedere, è una logica conseguenza statistica proprio di questi due provvedimenti. Il reddito di cittadinanza comporta il passaggio dalla condizione di inattività – non si cerca lavoro in maniera assidua – a quella della disoccupazione – si cerca una occupazione in maniera attiva – per centinaia di migliaia di persone, in quanto sia il patto per il lavoro, stipulato con i centri per l’impiego, che quello per l’inclusione sociale, sottoscritto con gli uffici comunali, prevedono la compilazione della domanda di immediata disponibilità al lavoro. Anche quota 100, in partenza, provoca un innalzamento del tasso di disoccupazione perché riduce il numero degli occupati. A questo punto, però, la partita si gioca sul versante delle imprese: sono loro che dovranno assumere, potendo contare peraltro su incentivi fiscali e contributivi molto sostanziosi che valgono su tutto il territorio nazionale e che si sommano a quelli già previsti in legge di bilancio.