Meno ore di lavoro, ma stesso stipendio. Si può sintetizzare in questo modo la proposta appena formulata dal neo presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso di un evento pubblico in una università romana. Secondo il successore di Tito Boeri, a sua volta titolare dell’idea del contratto a tutele crescenti in una versione diversa rispetto a quella che ha poi trovato spazio nel Jobs act, la questione salariale nel nostro Paese si risolve con un intervento di legge in materia di orario di lavoro. Spiega, infatti, Tridico che «non ci sono riduzioni da 50 anni. Gli incrementi di produttività vanno distribuiti o con salario o con un aumento del tempo libero. Con questa riduzione aumenterebbe l’occupazione». Tridico riprende una suggestione che, in passato, ha portato alle 35 ore in Francia e che è stata un cavallo di battaglia dell’allora partito della Rifondazione comunista guidato da Fausto Bertinotti ed alleato di governo di Romano Prodi. Il sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, è apparso preoccupato per le ricadute che si potrebbero avere sul sistema delle imprese da una riduzione per legge dell’orario di lavoro, rilanciando piuttosto la flat tax come strumento per rafforzare salari e stipendi, oggi molto al di sotto della media dell’area euro. Tutto ciò, mentre prosegue in Parlamento la discussione circa l’ipotesi di introdurre un compenso minimo orario sempre per legge.