di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Daniel Pennac ha fatto quello che non ci si aspetterebbe mai da un radical chic, per di più francese, ovvero pronunciare la parolina magica, vero e proprio tabù per ogni portatore sano di ego smisurato, da Fonzie in giù: “scusa”. L’argomento sul quale ha ritenuto di dover far ammenda non è certo leggero, si tratta della difesa a oltranza del pluriomicida Cesare Battisti. “È stata un’idiozia. Non pensavo potesse essere un così brutto ceffo”. Queste le parole dello scrittore nel corso di un intervento al festival culturale dell’Università di Ca’ Foscari. Ora, a seguito della confessione con la quale l’ex latitante ha ammesso di aver effettivamente preso parte direttamente o indirettamente ai quattro omicidi di cui era accusato, dopo essersi proclamato innocente per quarant’anni ed aver recitato la parte della vittima di persecuzione politica, dissociarsi da Battisti è del resto inevitabile. “Se usiamo l’omicidio come soluzione dei problemi sociali diventiamo come Stalin” ha aggiunto lo scrittore. Insomma, anche gli intellettuali di sinistra, i famosi “rivoluzionari da salotto”, messi alle strette sono infine costretti a prendere le distanze dalle antiche nostalgie di Baffone, che del resto appaiono difficilmente conciliabili con il più contemporaneo buonismo liberal. Certo le scuse non solo sono state tardive e subordinate all’evidenza incontestabile della libera e probabilmente interessata confessione del reo, ma sono anche state pronunciate con il più tipico dei “sì, però”, ovvero “chiedo scusa, ma in fondo ho ragione io”. “Sono stato uno stupido, ho avuto torto. Ma io ho difeso un’idea” si è autoassolto Pennac. Un’idea sbagliata, però. Non un’opinione politica sugli anni di piombo, più o meno condivisibile, ma un fatto, ossia che Battisti fosse innocente, che era falso, come del resto indicavano sentenze di un Paese, l’Italia, a parole amico e alleato della Francia, nonché membro cofondatore dell’Ue. Infine, in omaggio alla tipica grandeur transalpina, lo scrittore ha addirittura detto che il merito della fine della stagione del terrorismo in Italia va attribuito non alla politica o alla giustizia nostrana, ma a Mitterand ed alla sua dottrina che “ha messo fine alla guerra civile. Se Mitterrand non avesse disarmato i brigatisti non ci sarebbe stata quella pace”. Essendo per professione piuttosto abile con le parole, avrebbe potuto trovare frasi più convincenti, che trasudassero un effettivo ripensamento e non piuttosto il dover rendere controvoglia conto di un palese e grave abbaglio. Ma tant’è. Occorre comunque ammettere che di fronte all’assoluto e assordante silenzio di altri intellettuali che simpatizzarono con Battisti, italiani e stranieri, quello di Pennac resta comunque un gesto apprezzabile, sapendo poi quanto costa a un radical chic, per di più francese, chiedere scusa.