di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Qualche importante certezza in più per il cittadino, quello onesto, quello che vuole difendere i suoi affetti più cari e il luogo ove abita o lavora, senza, però, con questo trasformare il Paese in un nuovo far west, un posto nel quale tutti provano a farsi giustizia da sé, in quanto sfiduciati nel senso stesso dello Stato. La nuova legge sulla legittima difesa, appena approvata dal Parlamento, rappresenta quindi un giusto mix fra le crescenti istanze della stragrande maggioranza delle persone che non delinque e il giusto e corretto ruolo degli operatori della sicurezza e della giustizia, ai quali si demanda il compito di perseguire, arrestare e condannare chi ruba o compie altri atti contrari alle leggi e al vivere civile che caratterizza, o dovrebbe caratterizzare, ogni comunità umana. Del resto che fosse necessario intervenire con un atto di legge, era ben chiaro a tutti, al di là della collocazione politica o economica-sociale. Innanzitutto i numeri. I reati denunciati in un anno sono poco meno di 900mila; considerando anche quelli che i cittadini non denunciano, perché di poco conto o perché scoraggiati, si supera abbondantemente la soglia del milione di reati commessi all’anno. Un dato enorme che è destinato ad incidere pesantemente nell’immaginario collettivo di un popolo, sempre più preoccupato di subire un furto in casa, magari quando è nella sua stessa abitazione con i figli piccoli o con i genitori anziani. Preoccupazione alimentata anche da qualche sentenza decisamente controversa, in cui finiscono per confondersi le parti in causa, con il presunto colpevole che viene assolto e la parte lesa che si ritrova sul banco degli imputati, senza avere ben chiaro il perché stia succedendo tutto ciò.